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Il culto del Cavaliere

Perchè gli italiani continuano a votare B? Risponde sul sito della Cnn l'ex direttore dell'Economist Bill Emmott

Di Simona Donini
Pubblicato il 28 Feb. 2013 alle 11:04 Aggiornato il 28 Nov. 2018 alle 14:02

Il culto del Cavaliere

L’ex direttore dell’Economist, Bill Emmott, autore del libro Good Italy Bad Italy e coautore insieme ad Annalisa Piras del documentario sull’Italia Girlfriend in a coma, prova a spiegare sul sito della Cnn le ragioni del successo della coalizione di Silvio Berlusconi alle ultime elezioni.

“Pensiamo di condividere l’idea che in un mondo politico dominato dalla comunicazione di massa non ci sia spazio per chi è coinvolto in scandali. Se così fosse, Berlusconi avrebbe dovuto morire politicamente molto tempo fa, invece di raggiungere questo successo alle elezioni”, scrive Emmott.

“Gli stranieri sono sconcertati dal successo di Berlusconi mentre gli italiani, seppur inorriditi, tendono a essere meno sorpresi. Questo perché pensano a lui nel suo contesto, e non isolatamente. Nella politica italiana, il contesto è tutto”, continua l’ex direttore di The Economist.

Emmott prosegue elencando quelli che lui definisce gli “indicatori fuorvianti” che hanno portato nuovamente al successo Berlusconi.

Le promesse non plausibili. Uno dei tratti di Berlusconi, sostiene Emmott, è quello di contraddirsi per attirare l’attenzione senza alcuna vergogna. Gli italiani lo sanno, e i suoi sostenitori tendono a ritenerla una parte del suo carattere accattivante, parte del suo desiderio di “intrattenere e piacere”. Ma ciò, per Emmott, risulta fuorviante.

L’inaffidabilità del suo governo, soprattutto riguardo la politica economica. Ha promesso di tagliare le tasse e ha mantenuto alcune di queste promesse. Quella di cancellare o addirittura restituire l’Imu è stata fatta in un modo incredibilmente astuto, con una lettera agli elettori. Pochissimi ci hanno creduto. Ma non aveva importanza: ha richiamato l’attenzione in modo accattivante, rinforzando l’unico punto importante – la diminuzione della pressione fiscale.

La sua irresponsabilità. “Per la mente cinica della politica italiana, tutti i politici sono ‘irresponsabili’. Nonostante le diverse lacune, Berlusconi ha dimostrato di ascoltre i suoi elettori a differenza degli altri politici. Questo gli ha garantito il successo”.

I processi e gli scandali in cui è coinvolto lo rendono una vergogna nazionale. Ma non è sempre così e a volte il suo comportamento è persino tollerato. Anche in questo caso Emmott pone al centro di tutto l’importanza del contesto politico italiano: secondo l’ex direttore dell’Economist molte persone pensano che il sistema giudiziario funzioni male in Italia e che Berlusconi vi sia intrappolato – come tanti altri. Gli scandali sessuali sono in realtà parte del suo piano di marketing al fine di avere un look glamour, giovane, divertente e felice. Inoltre, le sue sbruffonate con le donne sono un deterrente contro le sue debolezze, una sorta di tranquillante per coloro che altrimenti potrebbero arrabbiarsi.

I suoi oppositori si presentavano come seri “statisti responsabili.” Frase veritiera in riferimento a Mario Monti, ma non per i suoi prinicipali avversari – inclusa la sinistra del Partito Democratico, che è stata coinvolta in diversi scandali tra cui quello del Monte dei Paschi di Siena. Per Emmott, “le scarse doti comunicative e l’incapacità di messaggi positivi da parte degli avversari (Monti e Bersani) hanno spianato la strada al Cavaliere”.

Il solo partito ad avere nel suo programma proposte di cambiamento era il Movimento 5 stelle. Secondo Emmott, questo vuoto è stato riempito dai vecchi slogan di Berlusconi, “che, pur non proponendo alcun cambiamento, almeno era sorridente, allegro e divertente”. “La politica è ormai questione di personalità, come dimostra l’ascesa di Grillo, sebbene quest’ultimo e Berlusconi siano l’opposto in tal senso.”

“D’altra parte, lo screditamento dei partiti politici tradizionali ha dato alle singole personalità un vantaggio enorme nella politica italiana, anche se né il Pd né Monti sembrano in grado di capirlo. Personaggi e storie personali attirano attenzione e lealtà. Uno degli ultimi politici italiani a capirlo e sfruttarlo è stato, purtroppo, Benito Mussolini”, conclude Emmott.

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