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I nuovi italiani

Le dichiarazioni del ministro dell'Integrazione Kyenge hanno aperto un dibattito sull'acquisizione della cittadinanza italiana

Di Michele Teodori
Pubblicato il 10 Mag. 2013 alle 11:47

Il nuovo ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, parlando ieri con alcuni cronisti a margine del summit ‘Lo stato dell’Unione’ organizzato dall’Istituto Universitario europeo a Firenze per il festival d’Europa, ha detto: “Non ho mai pensato che l’Italia debba applicare lo ius soli puro. A proposito di cittadinanza, in questi giorni ho parlato molto di ius soli, non per imporre un modello ma per suscitare un dibattito nella società civile per valutare quale sia il modello giusto da applicare”.

Il ministro per l’Integrazione del nuovo governo Letta era stata intervistata domenica scorsa da Lucia Annunziata su Raitre, quando aveva dichiarato di voler proporre un disegno di legge sullo ius soli.

“Dalla discussione – ha spiegato il ministro – sono emersi diversi modelli. Lo ius soli puro si applica soltanto negli Stati Uniti, mentre l’Europa sta andando invece verso uno ius soli temperato”.

La cittadinanza italiana è oggi basata sullo ‘ius sanguinis’, e non prevede lo ‘ius soli’, che concede la cittadinanza per nascita sul suolo italiano indipendentemente dalla condizione dei genitori. La condizione giuridica dei bambini figli di immigrati nati in Italia è legata a quella dei genitori: se questi ottengono la cittadinanza (dopo dieci anni di residenza legale) questa si trasmette anche ai figli.

Acquisisce la cittadinanza italiana anche chi è nato in Italia da genitori ignoti o apolidi, il figlio di ignoti trovato nel territorio italiano di cui non è possibile provare il possesso di altra cittadinanza, lo straniero residente da tre anni o nato in Italia con ascendenti diretti italiani, lo straniero maggiorenne adottato da italiani e residente da cinque anni in Italia.

“Il dibattito di questi giorni ci ha già dato delle risposte. Sarà un processo lungo che coinvolgerà le due camere del Parlamento. Non possiamo parlare di integrazione senza parlare di cittadinanza, e vuol dire cominciare a dare degli strumenti a giovani che un giorno saranno i dirigenti di questo Paese. Lo dobbiamo fare insieme all’Europa”, ha detto Kyenge.

Lo ius soli è un sistema storicamente adottato soprattutto da quei Paesi che sono stati interessati da una forte immigrazione e che possiedono un’ampia superficie territoriale (Canada, Stati Uniti, Brasile, Argentina).

Lo ‘ius sanguinis’ si trova in quegli Stati che hanno una storia di emigrazione: tra questi, anche l’Italia. Attualmente, la maggior parte degli Stati europei adotta lo ‘ius sanguinis’, sebbene con norme meno rigide che in Italia.

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