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La lettera di Francesca: “Io molestata per strada a Roma, ho chiesto aiuto e nessuno è intervenuto”

La denuncia sulla prima pagina del Corriere della Sera: "Mi sono trovata davanti una folla di lobotomizzati, degli automi"

Di Luca Serafini
Pubblicato il 11 Lug. 2018 alle 10:23 Aggiornato il 11 Lug. 2018 alle 10:29

Sulla prima pagina del Corriere della Sera, una ragazza romana ha denunciato un terribile episodio che l’ha vista protagonista per le strade di un popoloso quartiere della zona est della capitale.

Una denuncia rivolta non solo al suo aggressore, un uomo che l’ha molestata sessualmente, ma anche e soprattutto a tutte le persone a cui ha chiesto aiuto, e che con assurda indifferenza le hanno voltato le spalle proprio mentre la violenza si consumava.

Francesca, questo il nome della ragazza, racconta come tutto sia avvenuto alle 21, con le strade non ancora buie, in una via generalmente poco trafficata e che percorreva spesso.

“All’improvviso sento una stretta da dietro con le braccia, delle mani iniziano convulsamente a palpeggiarmi i seni scendendo giù sulle parti intime. Mi giro di scatto, inizio a gridare e scalciare alla rinfusa, mi trovo davanti un individuo di mezza età, mingherlino, che si ritrae, abbassa lo sguardo, alza le mani al cielo”.

“Scioccata dall’accaduto, mi fermo un millesimo di secondo per cercare di realizzare cosa stava succedendo e lui rigetta le sue mani sul mio petto. Cerco di nuovo di allontanarlo scalciando, quello si volta e se ne va camminando velocemente in direzione di una piazza affollata”.

“Grido di nuovo, chiedo a voce alta aiuto a una coppia che mi accorgo era lì davanti a un altro portone. Mi colpiscono con uno sguardo di diffidenza e continuano a conversare tra loro. Nel frattempo il mio aggressore sta per entrare nella piazza affollata e ha preso a camminare normalmente”.

“Piena di rabbia e in preda alle lacrime, lo inseguo sperando di farlo bloccare dai passanti. Io non potevo, sentivo le mani bloccate, avevo disgusto a toccarlo. Grido di nuovo aiuto, urlo alla gente che passa, a quelli seduti al bar, di fermarlo, dicendo che quell’individuo mi ha appena aggredita. Nessuno si muove. Ancora soltanto sguardi di diffidenza, quasi infastiditi dalle grida”.

Francesca descrive le persone che hanno assistito alla violenza e che non sono intervenute nonostante le sue grida disperate come degli “automi”, esseri “lobotomizzati”.

Alla fine, però, qualcuno interviene. Si tratta di due ragazzini di 14 anni che riescono a bloccare l’aggressore, mentre Francesca chiama la polizia.

“Arrivano tutti, i miei amici, la polizia, e i passanti automi che si fermano a sbirciare come gli anziani sui cantieri mentre racconto l’accaduto ai poliziotti, si avvicina una ragazza dicendo sconvolta che quell’individuo l’aveva molestata pesantemente strizzandole forte il seno mentre usciva dal bar di fronte, appena 10 minuti prima”.

Infine, la beffa. Nonostante la denuncia, Francesca scopre che il pubblico ministero (una donna) non può procedere all’arresto dell’aggressore perché manca la flagranza di reato.

“E ancora mi chiedo perché una pubblico ministero non possa evitare che un individuo con evidenti problemi psichici, soggetto a conclamati raptus criminali, dopo tre denunce di molestie a distanza di 24 ore, se ne vada in giro libero di aggredire altre donne e ragazzine del quartiere. E soprattutto spiegatemi perché la società in cui viviamo si è rivelata come un grande silenzioso deserto dall’indifferenza imperante”.

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