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La compagna di Davide Astori rompe il silenzio: “Piango per l’emozione dei ricordi, ma reggo il dolore per mia figlia”

Davide Astori e la compagna Francesca Fioretti. Credit: Instagram/Francesca Fioretti

Il capitano della Fiorentina è morto a 31 anni lo scorso 4 marzo per un arresto cardiocircolatorio. Ha lasciato la compagna Francesca e la piccola Vittoria

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 16 Ott. 2018 alle 08:00 Aggiornato il 3 Mar. 2019 alle 14:15

“Il destino con noi è stato davvero ingiusto, ma reggo il dolore perché se non avessi incontrato Davide non ci sarebbe stata la gioia del nostro amore”. Sono struggenti le parole di Francesca Fioretti, la compagna di Davide Astori, che, a otto mesi dall’improvvisa scomparsa del capitano della Fiorentina, racconta il suo dolore e la sua voglia di ricominciare in un’intervista al Corriere della Sera.

A intervistarla è Walter Veltroni, che entra con discrezione nella casa di Firenze della giovane coppia, dove Francesca prepara gli scatoloni del trasloco a Milano e ad aiutarla è Vittoria, quella figlia che è l’unico motivo per cui Francesca non cade.

E lei, come spiega pure Veltroni, è il centro delle preoccupazioni e della responsabilità di quella giovane donna, costretta a diventare forte troppo presto, per un destino troppo ingiusto.

“Il 5 Marzo io ho accompagnato mia figlia a scuola e sono andata dalla psicologa dell’infanzia. La vita con Vittoria è stata dura, non le ha concesso neanche la meraviglia dei giorni insieme che Davide ed io abbiamo vissuto”, dice Francesca, col dolore di chi deve scavare in quei ricordi che bruciano ancora, ma con la consapevolezza di doverlo fare, sempre per la piccola Vittoria, perché il padre non diventi qualcosa di lontano nel tempo, ma resti presenza costante e ricordo felice.

“Io so che non devo vivere il mio dolore attraverso di lei, non devo apparire triste né disperata. La sua serenità dipende dalla mia. Davide, per quanto mi possa far soffrire, non deve diventare un tabù, qualcosa da nascondere, un vuoto da non pronunciare. Lei ha capito che lui non tornerà, ma lo abbiamo collocato in un luogo immaginario in cui è felice”. Parla Francesca e lo fa con una saggezza che stona con i suoi 33 anni.

“Ora devo cercare di fabbricare le ali con le quali Vittoria possa volare nella vita. Non ci dobbiamo far inghiottire da questo vuoto. Non so cosa mi abbia dato la forza di trovare la lucidità con cui ho subito affrontato la mia unica priorità: mia figlia”, continua a raccontare.

Il vuoto per l’assenza di Davide, Francesca riesce a riempirlo solo col sorriso di Vittoria: “Soffocavo il dolore in modo che l’armonia che c’è sempre stata tra noi tre potesse rivivere, anche se purtroppo lui non ci sarebbe più stato. Per questo ho accompagnato mia figlia a scuola, mantenendo la routine quotidiana di sempre. Nemmeno la cosa più tragica che poteva mai accadermi doveva destabilizzare lei quanto aveva annientato me”.

La scelta di rivolgersi a una psicologa infantile è stata necessaria, per Francesca, che sentiva il bisogno di un supporto che andasse oltre amici e parenti: “Dal primo momento mi è stato chiaro che Vittoria non avrebbe mai dovuto essere la spugna delle sofferenze degli altri, e tantomeno delle mie. Io so che tutti le vogliono un bene infinito, ma non so quanti possano avere la forza di non farle leggere negli occhi la sofferenza, e per me evitare questo è fondamentale”.

Le lacrime, che inevitabili scendono e scenderanno, non saranno di disperazione. Come spiega Francesca, “sono lacrime di emozione, quell’emozione che solo i ricordi più belli possono creare. Insieme sapremo colmare il vuoto che si è creato riempiendolo con tutti i ricordi e le immagini di noi e del breve ma intenso periodo che abbiamo condiviso”.

L’augurio di questa madre forte e coraggiosa è quello di sapersi ancora stupire in futuro della bellezza della vita, meravigliarsi ed emozionarsi ancora, anche senza Davide. “Lo vorrei per me e, di riflesso, per Vittoria perché so che sarebbe anche la miglior cosa per lei”.

Francesca e Davide si conobbero una sera del settembre del 2013: “A una festa lui mi ha fermato per chiedermi come era il Vietnam, dove io ero stata come concorrente del programma televisivo “Pechino express”. Sembrava una strategia di “rimorchio”, ma la vita e i nostri viaggi si sarebbero incaricati di provarmi che era sincero. Quella notte mi arrivò il suo primo messaggio, si era fatto dare il numero da un amico. Mi ha scritto per un mese, ogni giorno”.

Un amore che è cresciuto in fretta, che ha visto la vita di Francesca cambiare repentinamente. Il trasferimento dal Cagliari alla Roma per il giocatore ha fatto sì che i due iniziassero una vita nuova, insieme: “Eravamo diversi e complementari. La sua vita era regolare, come una linea orizzontale. La mia era rapsodica, cadute e risalite, nel lavoro come nell’umore. La nostra passione erano i viaggi. Siamo andati in India, in Nepal, in Perù, in Giappone. Andavamo come due adolescenti, treni e autobus, scoperte e meraviglia”.

La storia della loro bambina è bella e intensa come tutto il resto. Prima di partire per il Perù, Francesca scopre di essere incinta. In viaggio, però, la brutta notizia: aveva perso il bambino. Quando la coppia è tornata a Roma, invece, la scoperta che quella creaturina continuava a crescere dentro di lei. “Non può che essere una bambina”, aveva detto Davide. “E per questo decidemmo di chiamarla Vittoria”.

La tragedia della morte del difensore della Fiorentina ha rotto tutto. Ha stracciato una vita che sembrava un sogno: “Abbiamo vissuto giorni bellissimi, insieme. Non posso accettare che sia andato via così. Non è stato un incidente, una malattia… Sembrava una favola brutta, era la fine di tutti i progetti che avevamo fatto insieme, dei sogni, dei desideri”, spiega Francesca.

“In una di quelle scatole c’è un salvadanaio a forma di maialino che ho fatto io con la tecnica del decoupage. Solo che lì Davide ed io non mettevamo i soldi ma dei foglietti con i nostri desideri e i nostri ricordi. Non lo abbiamo mai aperto, forse lo farà Vittoria, forse sceglierà un giorno importante per lei”, dice ancora.

“Eravamo felici, davvero. Mi sembrava che la vita mi avesse fatta bella, con lui. Con Vittoria siamo andate questa estate a Berlino, da una mia amica. Io ho voluto fare le cose che facevamo tutti e tre insieme”, continua.

Il dolore resta e è tanto nelle parole d’amore di Francesca, ma il punto fermo di felicità pura resta Vittoria: “Dovevamo camminare insieme, fino a perderci. Invece siamo soli. Tutti e due. C’era una vita possibile, per me e per lui. Ora, almeno per me, ce n’è un’altra, che non ho scelto. La costante gioiosa è Vittoria. Vittoria, la vita che non smette”.

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