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Il governo annuncia fondi per 50 milioni alle università, ma è vuota propaganda. Ecco perché

Di Laura Melissari
Pubblicato il 6 Dic. 2018 alle 15:06

Con la legge di bilancio 2019, in discussione alla camere aumentano i fondi per l’università e per la ricerca, rispettivamente 40 e 10 milioni da subito, dal 2019, cui si aggiungono i 100 milioni in più dal 2020.

Le misure approvate dalla Commissione bilancio, e che dovranno ricevere l’approvazione del Parlamento favoriscono un rilancio del Cnr. Il governo, in particolare Luigi Di Maio, hanno comunicato la misura con grande entusiasmo.

Ma dietro la celebrazione si cela solo propaganda.

Nel 2017 al fondo per il finanziamento ordinario erano stati assegnati 7,3 miliardi di euro, come spiega il Post. I 40 milioni sono solo un incremento della dotazione pari allo 0,5 per cento. Si tratta di un aumento praticamente identico a quello che fece ad esempio Renzi nel 2016 e che non giustifica quindi il grande entusiasmo di molti esponenti del governo. Ancora meno se si paragona a quello che fece il governo Gentiloni nel 2017, che aumentò il fondo per borse di studio di 20 milioni, 10 in più rispetto agli attuali.

L’Italia continua a spendere poco per l’istruzione, checché ne dica il governo “del cambiamento”.

A essere critica con la manovra è in primis l’Unione degli università, l’Udu, che giudica le risorse aggiuntive per l’università contenute nella legge di bilancio e relative al 2019 insufficienti.

“Apprendiamo che nella legge di bilancio, alla voce università, vengono aggiunti 50 milioni in più già nel 2019. In particolare con i due emendamenti approvati in commissione Bilancio della Camera, aumentano di 40 milioni la dote del Fondo di finanziamento ordinario (Ff0) e di 10 milioni la dote per il diritto allo studio”, commenta all’Agi Enrico Gulluni, coordinatore dell’Udu.

“Si tratta della solita misura spot dal momento che sia per quanto riguarda il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) sia per quel che riguarda il Fondo integrativo statale (Fis), non sono misure sufficienti a risolvere i problemi sia delle università che degli studenti borsisti”.

“La senatrice Taverna e il vicepremier Di Maio sbandierano sui social mera propaganda spacciata per grande rivoluzione sull’istruzione, per mostrare agli elettori che questo governo si interessa di università, e per creare quindi una risposta alle piazze che da ottobre stiamo portando avanti in aperta protesta con le misure di questo governo”.

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