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Il procuratore di Foggia a TPI: “Corpi dei braccianti accartocciati, braccia e mani spezzate, volti segnati dalla fatica: mai visto nulla di simile”

Credit: AFP PHOTO / CONTROLUCE / -

Il procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro racconta a TPI.it dell'incidente in cui 12 braccianti agricoli hanno perso la vita sulla statale tra Foggia e Apricena, tornando dal lavoro nei campi

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 7 Ago. 2018 alle 14:17 Aggiornato il 8 Ago. 2018 alle 18:19

“Ne ho viste tante nella mia vita, ho visto i morti ammazzati, sparati, però, vedere tutti quei corpi, 12 persone più due feriti, all’interno di questo furgone, stipati, con mani e braccia spezzate, mi ha sconvolto. Alcuni erano molto giovani, sembrava una scena da girone infernale dantesco”. 

Così parla a TPI.it il procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro che sta indagando sull’incidente che ha causato la morte di almeno 12 persone nello scontro tra un furgone che trasportava braccianti e un Tir, avvenuto lunedì 6 agosto sulla SS 16 tra Foggia ed Apricena.

“Abbiamo fatto intervenire ben 4 medici legali sul posto proprio per accelerare le operazioni di accertamento delle cause della morte ed esame esterno del cadavere, per fare il più presto possibile. Solitamente ne interviene uno soltanto”.

Alcuni sostengono che i cadaveri siano rimasti a terra più del previsto, cosa risponde?

Tutte le operazioni sono state effettuate velocemente. Il problema è stato che a un certo punto è arrivato il bui,  mancavano soltanto due-tre persone e bisognava conservare le salme per ulteriori accertamenti.

Vari ospedali ci hanno detto di non aver posto, poi siamo riusciti ad intervenire con un po’ di energie, distribuendo le persone nei vari nosocomi, tra Foggia e Lucera e qualcuno anche fuori provincia perché non c’era posto negli obitori. Era presumibile che non avremmo trovato tanti posti disponibli a Foggia, però trovarci di fronte a tanta difficoltà è stato un po’ inaspettato.

Sulla strada sono rimasti il minimo tempo indispensabile, più in fretta di così non si poteva fare.

Cosa ha provato quando ha visto i cadaveri?

Sicuramente una scena che dal punto di vista umano mi ha colpito molto, i volti di queste persone trasudavano fatica, stanchezza, erano cotti dal sole. Si vede che era gente che aveva lavorato ore sotto il sole ed era morta in quelle condizioni.

Ma il problema, prutroppo, è al di là dell’incidente.

Parliamo del caporalato?

È il fenomeno dell’intermediazione nell’agricoltura, del caporalato, dello sfruttamento dei braccianti agricoli che nel nostro territorio è molto sviluppato.

Però pensare che queste persone tornavano dal lavoro in queste condizioni mi colpisce molto, prima ancora personalmente, che come magistrato.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ribadisce che la legge sul caporalato è inutile, lei cosa ne pensa?

La legge ha una sua valenza, è sicuramente un grosso passo in avanti che ci ha dato delle possibilità investigative che prima non c’erano, è ovvio che tutto è migliorabile, anche la legge, si possono fare ulteriori passi in avanti. Al di là della repressione, c’è bisogno di prevenire il fenomeno del caporalato.

Un fenomeno estremamente complesso: innanzitutto non bisognerebbe parlare di caporalato, ma di caporalati, di vario tipo, quelli che riguardano le persone del posto, i cittadini stranieri della comunità europea, e i cittadini extra comunitari. Ci sarebbe da parlare di tutti gli attori di questa triste vicenda: da un lato i datori di lavoro, gli intermediari, i lavoratori, le condizioni in cui vivono, i ghetti.

Qual è la situazione nel foggiano?

La situazione è drammatica in questo periodo di agosto. Il vero problema è capire perché succedono questi incidenti, dove e come nascono. Esiste sicuramente la componente di fatalità, ma è chiaro che dobbiamo chiederci cosa c’è dietro e occuparci di quello.

Come state procedendo?

Abbiamo aperto due inchieste: una che riguarda l’incidente, con un consulente tecnico, ma pare – da una prima ricostruzione – che sia stata una tragica fatalità che ha colpito il conducente, però ne abbiamo aperto un’altra per cercare di capire da dove venivano i braccianti, in che condizioni hanno lavorato e dove erano diretti.

Qui ci troveremo sicuramente di fronte a uno dei tantissimi casi di gente che vive nei ghetti, che viene trasportata nei luoghi di lavoro su mezzi che non si possono nemmeno chiamare di fortuna, dove c’erano stipate 14 persone.

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