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    Dopo Banca d’Italia anche il Fmi taglia le stime di crescita del Pil per l’Italia. Salvini: “Il Fmi è una minaccia per l’economia mondiale”

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 21 Gen. 2019 alle 14:56 Aggiornato il 21 Gen. 2019 alle 15:50

    Il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime per l’Italia prevedendo una crescita dello 0,6 per cento invece che dell’1 per cento come preventivato dal governo. Anche Banca d’Italia alcuni giorni fa aveva lanciato l’allarme di una “recessione tecnica”.

    Il Fmi abbassa di quattro punti decimali rispetto alle previsioni di 3 mesi fa.

    Luigi Di Maio aveva commentato l’allarme di Bankitalia sostenendo che “non ci prende da anni”. “Non è la prima volta che le stime di Palazzo Koch poi non si rilevano fondate. Sono diversi anni che non ci prende. Solo è strano. Quando c’erano quelli di prima facevano stime al rialzo, ora al ribasso”, ha detto il ministro dello sviluppo economico.

    Adesso però arriva il Fondo Monetario ad avvalorare la tesi di Banca d’Italia.

    Le stime potrebbero addirittura abbassarsi se lo spread dovesse rimanere alto, in barba all’ottimismo del governo che prospetta un “boom economico”.

    Immediato è il commento di Salvini: “L’Italia è una minaccia e un rischio per l’economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”, ha detto il ministro dell’Interno.

    In Italia, secondo il Fmi, lo spread alto degli ultimi mesi “ha schiacciato la domanda interna”.

    Resta invariata invece la stima dell’1,7 per cento per il 2020. Secondo il Fondo monetario, l’Eurozona nel complesso crescerà a fine 2019 dell’1,6 per cento, lo 0,9 per cento in meno rispetto alla stima di ottobre.

    I tecnici dell’Fmi sostengono che “i rischi per la crescita globale sono al ribasso. Un escalation delle tensioni commerciali al di là di quanto già incorporato nelle previsioni rimane il rischio principale”. A preoccupare sono anche le ricadute di un No deal del Regno Unito e il rallentamento dell’economia cinese.

    L’organizzazione guidata da Christine Lagarde “suggerisce” ai paesi di introdurre misure per “accelerare il potenziale di crescita, migliorare l’inclusione e rafforzare i cuscinetti fiscali e finanziari in un ambiente caratterizzato dall’alto debito”.

    Il rapporto è stato presentato al

    Lo spread alto, nonostante si sia abbassati rispetto ai mesi scorsi, “potrebbe mettere sotto pressione le banche italiane, pesare sull’economia e peggiorare la dinamica del debito”.

    Non solo l’Italia, a destare preoccupazione è anche la Germania che crescerà meno del previsto nel 2019. Sei punti decimali in meno rispetto a quanto stimato lo scorso autunno.

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