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Il figlio di due donne lesbiche nato con l’eterologa può avere i cognomi di entrambe le madri

La sentenza della Cassazione ha permesso alla coppia omosessuale di iscrivere il figlio – partorito all'estero grazie alla fecondazione eterologa – all'anagrafe italiana con entrambi i cognomi

Di TPI
Pubblicato il 16 Giu. 2017 alle 11:46 Aggiornato il 20 Apr. 2018 alle 17:43

Per la Cassazione il figlio di una coppia di donne gay, nato all’estero con la fecondazione eterologa, può avere il cognome di entrambe le madri.

Con una storica sentenza venerdì 16 giugno la Corte ha riconosciuto alle donne, sposatesi nel Regno Unito, il diritto di iscrivere il piccolo all’anagrafe del comune di Venezia con entrambi i cognomi.

Le donne si erano viste opporre il rifiuto all’iscrizione prima dall’ufficiale di Stato e poi anche in tribunale. La sentenza di terzo grado ha ribaltato l’esito del primo e del secondo grado di giudizio.

Secondo la Corte di Cassazione per il bambino è preminente il diritto alla famiglia, in questo caso formata da due donne, una delle quali aveva avuto il bambino grazie alla fecondazione eterologa. L’ufficio dello stato civile britannico lo aveva iscritto come figlio di entrambe le mamme, che avevano poi chiesto il riconoscimento all’anagrafe del comune di Venezia, vedendosi negare la possibilità.

Per l’Associazione Luca Coscioni si tratta dell’ennesimo colpo alla legge 40 sulla fecondazione assistita, la cui riforma è attualmente ferma in commissione al Senato.

La nuova legge potrebbe anche eliminare il divieto di donazione alla ricerca di embrioni che non saranno mai utilizzati per una gravidanza e garantire l’accesso alla procreazione medicalmente assistita a tutte le persone che per avere un figlio hanno bisogno dell’aiuto della medicina della riproduzione.

“Una sentenza, quella della Corte di Cassazione resa nota oggi, che per ironia della sorte casca a 12 anni esatti dal referendum sulla legge 40”, dichiarano Filomena Gallo e Leonardo Monaco, segretari rispettivamente dell’Associazione Luca Coscioni e dell’Associazione Radicale Certi Diritti per la difesa dei diritti della comunità Lgbt.

I due rappresentanti parlano di “una nuova doccia di realtà per un Parlamento che farebbe bene a superare di fretta gli ultimi divieti della legge 40, come il divieto di eterologa per le donne single e lesbiche, prima che ci pensi la Corte Costituzionale a finire di demolire una delle più brutte leggi della storia repubblicana”.

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