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Ora il governo vuole punire Fabio Fazio: stipendio troppo alto e “poco allineato”

Di TPI
Pubblicato il 19 Dic. 2018 alle 12:40 Aggiornato il 19 Dic. 2018 alle 12:41

Ora il governo vuole “punire” Fabio Fazio: stipendio troppo alto ed evidentemente troppo poco allineato all’idea di tv pubblica che hanno Lega e Movimento 5 stelle.

Tutto è iniziato con l’invito negli studi di Che tempo che fa di Domenico Lucano, il sindaco “dei migranti“. Il giorno dopo, senza peli sulla lingua, il vicepremier Luigi Di Maio ha comunicato che “c’è un caso Fazio”. E ora la voce più insistente è quella che vuole una delle trasmissioni di punta della Rai spostata su Rai3 e, addirittura, in seconda serata.

Il prossimo Cda della Rai è convocato per il 24 gennaio mentre il nuovo piano editoriale dovrebbe essere presentato a febbraio, ma nei corridoi di viale Mazzini si discute su come sarà il nuovo corso giallo-verd’ che nel frattempo attende di capire quali saranno le risorse a disposizione per gli investimenti da attuare.

“Il budget 2019 è in corso di approvazione”, hanno spiegato i vertici rispondendo al doppio esposto alla Corte dei Conti e all’Autorità Anticorruzione presentato dal dem Anzaldi sulle nomine dei vicedirettori.

Ma dall’opposizione si rilancia la tesi del disavanzo strutturale a cui potrebbe andare incontro l’azienda. La nuova Rai dovrebbe in ogni caso portare avanti una nuova spending review, una razionalizzazione dei costi per quanto riguarda i format, il personale e i cachet.

Proprio per questo motivo il “caso Fazio” è destinato sempre più, osservano nella maggioranza, ad assumere una rilevanza simbolica.

Il conduttore di Che tempo che fa è nel mirino della Lega ma anche di Di Maio che tre giorni fa ha chiesto “un p’ di buonsenso rispetto alle retribuzioni” invitando inoltre il management a “ragionare nell’ottica di abbassare un po’ il canone negli anni”. La risposta di Fazio? “Sono pronto a discutere di compensi e di contenuti”.

Chi si sta schierando, in queste ore, in difesa di Fazio è il Partito Democratico. Carmelo Miceli, deputato dem, parla di “defenestrazione alle porte”, con il conduttore di Che tempo che fa “prossima vittima della svolta autoritaria del governo”. Addirittura parla di “modello Orban” come “politico di riferimento di Matteo Salvini ed evidentemente anche di Di Maio e soci”.

Di “censura” parla invece Enza Bruno Bossio: “La nuova Rai è completamente schiava dei partiti che si erano proposti agli elettori come quelli che l’avrebbero liberata dal controllo della politica. I primi drammatici mesi di governo hanno dimostrato l’esatto contrario e la prossima vittima della censura giallo-verde potrebbe essere Fabio Fazio, colpevole di essere rimasto uno dei pochi che non si limita a fare da cassa di risonanza alla propaganda di Lega e Cinque Stelle, ma prova a fare televisione di qualità”.

Da una parte, quella leghista, l’accusa nei confronti di Fazio Fazio è di essere “pro immigrazione”. Dall’altra, quella stellata, di guadagnare troppo. In mezzo, i numeri. Le due forze di governo adducono motivi di “share”. Ma, di media, Che tempo che fa conquista il 17 per cento. Numeri che non giustificherebbero lo spostamento in seconda serata, e sulla terza rete, di Che tempo che fa.

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