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La dottoressa italiana che pensa che i gay siano malati

Silvana De Mari spiega a TPI perché ha deciso consapevolmente di schierarsi per questa battaglia contro la comunità LGBT in difesa del cristianesimo

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 19 Gen. 2017 alle 11:47 Aggiornato il 3 Dic. 2017 alle 14:06

L’Ordine dei Medici di Torino e Provincia ha aperto un provvedimento disciplinare contro la dottoressa Silvana De Mari, la chirurga, psicoterapeuta e scrittrice che sta portando avanti una battaglia aperta contro il movimento Lgbt.

“Ho deciso consapevolmente di schierarmi professionalmente per questa battaglia in difesa del cristianesimo e della civiltà occidentale”, ha raccontato la dottoressa a TPI.

Secondo la dottoressa De Mari, “L’omosessualità è la non accettazione del diverso in cui vi è una sostanziale rinuncia alla sessualità vera e propria”, intesa come metodo riproduttivo, poiché, sempre in base a quanto asserito dalla De Mari, “in natura ci sono solo due metodi riproduttivi: per partenogenesi (un modo di riproduzione di alcune piante e animali in cui lo sviluppo dell’uovo avviene senza che questo sia stato fecondato) o per riproduzione sessuata. Il resto è un delirio”.

Sempre secondo quanto asserito dalla dottoressa, “gli omosessuali sono in realtà degli asessuati omoerotici che stanno annientando il cristianesimo. Nel Vangelo Gesù condanna senza appello l’omosessualità e chi afferma il contrario ammette di non conoscere il Vangelo”.

Il medico chirurgo psicoterapeuta, nonché scrittrice di discreto successo è divenuta famosa anche per le affermazioni diffuse sui social media. È diventato virale, ad esempio, un suo post su Facebook in cui lancia affermazioni sull’omosessualità.

 

 

Sempre a TPI la dottoressa dichiara: “Ci troviamo di fronte ad individui che rinunciano alla sessualità per scambiarsi giochini erotici tra persone dello stesso sesso. L’omosessualità è un disturbo istrionico della personalità che un manipolo di psichiatri ha eletto a condizione normale di un essere umano”.

La dottoressa difende la libertà di esprimere il proprio pensiero senza il rischio di essere radiata dall’albo. Racconta a TPI anche di essere stata aggredita verbalmente sia telefonicamente che di persona per il suo pensiero.

Non ultimo l’episodio avvenuto al Family Day durante il quale ha avuto bisogno di un cordone della polizia per raggiungere un punto utile per ascoltare il politico e organizzatore della manifestazione Mario Adinolfi.

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