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Doppio libretto universitario per i trans, La Sapienza approva

Il presidio fuori al rettorato della Sapienza a Roma.

Finalmente durante l'appello d'esame gli studenti potranno essere chiamati con il nome che si sono scelti:

Di Alessandro Armellini Morosini
Pubblicato il 18 Set. 2018 alle 19:57 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 19:55

Il doppio libretto per gli studenti trans è stato approvato dal senato accademico dell’università La Sapienza.

I collettivi Link Sapienza e Prisma, in vista del nuovo anno accademico, si sono schierati nuovamente contro la transfobia e hanno ottenuto per e con le persone trans l’approvazione del doppio libretto e della carriera alias bloccata durante l’ultima seduta di luglio.

Il doppio libretto permette agli studenti trans di essere identificati con il genere corrispondente al loro aspetto, anche senza aver intrapreso necessariamente il percorso di transizione.

“È assurdo che in un ateneo come la Sapienza non ci fosse ancora nessuno strumento per tutelare durante il loro percorso di studi tutte le persone trans, non binarie che non si riconoscono nella loro identità di genere biologicamente determinata”, ha dichiarato Susanna Chiulli, membro del Coordinamento Link Sapienza, Collettivo Prisma e Responsabile LGBTQIA+ di Rete della Conoscenza.

La proposta del doppio libretto era già stata sottoposta al Senato Accademico a luglio, ma fu bocciata in quanto dei membri si interrogarono sulla validità del tesserino studentesco come documento di riconoscimento in sede d’esame.

Nelle varie riunioni il collettivo Prisma ha lavorato sul nuovo regolamento da approvare cercando di renderlo il più accessibile possibile a tutte le persone che ne avranno bisogno.

In seduta sono state apportate in parte delle modifiche tra cui la possibilità di continuare con la carriera alias anche in caso di interruzione del percorso di transizione.

Gli studenti e le studentesse hanno chiesto che il riconoscimento della carriera alias (la possibilità di vedere riconosciuto nei propri documenti universitari un nome corrispondente alla propria identità di genere, anche se non ancora attestata anagraficamente) possa avvenire anche senza una certificazione esterna all’università di tipo medico-psichiatrico.

Le associazioni che ne hanno proposto l’adozione attribuiscono al libretto un valore identificativo importante per i transessuali perché “consente loro di essere identificate con il nuovo nome durante l’appello o gli esami, evitando quelle situazioni di umiliazione che portano le persone trans ad abbandonare gli studi”.

Il 19 Giugno 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso la transessualità dai disordini mentali e l’ha inserita nelle “condizioni di salute sessuale” dell’essere umano.

Il coordinamento Studentesco Universitario Link ha già portato tale innovazione all’interno di diversi atenei sul territorio italiano tra cui Torino, Padova, Milano, Pisa e Bari.

Durante il presidio è intervenuto anche il coordinatore nazionale Link Alessio Bottalico: “Il prossimo obiettivo è quello di riuscire a far arrivare il doppio libretto e una didattica inclusiva in tutte le università italiane affinché gli Atenei siano realmente liberi dalle discriminazioni di qualsiasi tipo esistenti e siano strumento di cambiamento della nostra società per liberarla da ogni pregiudizio e stereotipo”.

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