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Le dieci frasi più belle di Erri De Luca

TPI ha raccolto dieci tra le citazioni più belle di alcuni dei numerosi libri redatti dallo scrittore nato a Napoli il 20 maggio 1950

Di TPI
Pubblicato il 20 Mag. 2017 alle 15:15

Erri De Luca è nato a Napoli il 20 maggio del 1950. È giornalista, scrittore, traduttore.

Per mantenersi, in gioventù, svolse molti mestieri manuali, in Italia e all’estero. Fu operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore. Fu operaio in fabbrica, muratore a Napoli dopo il terremoto, muratore in Francia, volontario in Africa, Tanzania, dove contrasse la malaria.

TPI ha raccolto dieci tra le citazioni più belle di alcuni dei suoi numerosi libri:

Da “I pesci non chiudono gli occhi”

I libri mi riempivano il cranio e mi allargavano la fronte. Leggerli somigliava a prendere il largo con la barca, il naso era la prua, le righe onde.

Da “Il contrario di uno”

I baci non sono anticipo d’altre tenerezze, sono il punto più alto. Dalla loro sommità si può scendere nelle braccia, nelle spinte dei fianchi, ma è trascinamento. Solo i baci sono buoni come le guance di pesce. Noi due avevamo l’esca sulle labbra, abboccavamo insieme.

Da “Il giorno prima della felicità”

Ti ho aspettato fino a dimenticare cosa. Mi è rimasta un attesa nei risvegli, saltando giù dal letto incontro al giorno. Apro la porta non per uscire ma per farlo entrare.

Da “Tre cavalli”

Ci sono creature assegnate che non riescono a incontrarsi mai e s’aggiustano ad amare un’altra persona per rammendare l’assenza. Sono sagge. Io a vent’anni non conosco gli abbracci e decido di aspettare. Aspetto la creatura assegnata.

Da “Tu, mio”

Capita così anche a te, al culmine di una felicità di accorgerti che c’era già stata prima e che questo è un ritorno?

Da “I pesci non chiudono gli occhi”

Mantenere: a dieci anni era il mio verbo preferito. Comportava la promessa di tenere per mano, mantenere.

Da “Il giorno prima della felicità”

Intanto non la chiamare gente, sono persone, una per una. Se la chiami gente non fai caso alle persone.

Da “Aceto, arcobaleno”

Un congedo opportuno lascia dietro una porta sempre aperta.

Da “Sulle tracce di Nives”

Io non so quando smetterò di salire, con che risultati, quante cime raggiunte e ridiscese, ma alla fine dirò che ho fatto compagnia al vento. Noi lassù l’abbracciamo come nessun altro può fare.

Da “Opera sull’acqua e altre poesie”

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.

Di seguito un video in cui lo scrittore legge un estratto dell’opera:

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