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Via libera della Camera: il decreto sicurezza è legge

Di Laura Melissari
Pubblicato il 28 Nov. 2018 alle 20:26 Aggiornato il 3 Dic. 2018 alle 11:50

Decreto sicurezza 2018 testo | Cosa prevede – Il 3 dicembre 2018 il presidente Mattarella ha firmato il testo del Decreto sicurezza, approvato dalla Camera il 29 novembre con 396 sì: il provvedimento, che contiene anche misure in tema di immigrazione, è legge. Il voto, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, è arrivato poco dopo le 20 di mercoledì 28 novembre 2018.

I voti contrari sono stati 99. Hanno votato a favore, oltre a M5s e Lega, anche FdI e Forza Italia. Al momento della proclamazione del voto, dai banchi della maggioranza, in particolare da quelli della Lega, è arrivato un ‘boato’ di soddisfazione.

Il decreto era già stato approvato in Senato il 7 novembre con 163 sì. Anche a Palazzo Madama l’esecutivo aveva posto la questione di fiducia.

Leggi anche: Permessi di soggiorno, protezione umanitaria, cittadinanza, Sprar: cosa cambia con il decreto sicurezza in tema di immigrazione

Ma cosa prevede? Come si compone?

Il decreto reca “disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.

Si compone di quattro parti: dall’articolo 1 al 14 si occupa di immigrazione, dall’articolo 16 al 31 si occupa di sicurezza pubblica, la terza parte riguarda invece di organizzazione del ministero dell’Interno e dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata. Una quarta sezione si occupa delle disposizioni finanziarie e finali.

Il tema più controverso del provvedimento è senz’altro quello dell’immigrazione.

Ecco cosa prevede il decreto per punti:

Protezione umanitaria 

Il decreto nel suo primo articolo prevede l’abolizione della concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari previsto dal Testo unico sull’immigrazione (legge 286/98).

Secondo la legge attualmente in vigore questo tipo di permesso può essere concesso ai cittadini stranieri che presentano seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”.

In alternativa, hanno diritto al permesso di soggiorno per motivi umanitari coloro che fuggono da conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità e che provengono da paesi al di fuori dell’Unione europea.

Anche i cittadini stranieri che non possono essere espulsi perché potrebbero essere oggetto di persecuzione o che sono vittime di sfruttamento lavorativo o di tratta hanno diritto a questa particolare tutela. Il loro permesso dura dai 6 mesi ai 2 anni a seconda del caso e può essere rinnovato.

Il decreto prevede l’abrogazione della protezione umanitaria.

Regole per la revoca della protezione internazionale e dello status di rifugiato

Il decreto ha identificato nuovi reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o la protezione internazionale.

Tra questi sono stati inseriti la violenza sessuale, produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, furto, furto in appartamento, minaccia, violenza o resistenza a pubblico ufficiale.

Il sistema di accoglienza

I titolari di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati saranno gli unici a poter usufruire del sistema Sprar dedicato all’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

Tempi più lunghi per il trattenimento degli irregolari nei Cpr

L’articolo 2 del decreto prevede che gli irregolari possono essere trattenuti nei Centri per il rimpatrio, che hanno sostituito i Cie, e in altri luoghi fino a un massimo di 180 giorni. Ad oggi, il limite è di 90 giorni.

Per quanto riguarda i fondi usati dai comuni per la creazione di sportelli informativi per gli stranieri che vogliono sapere come accedere ai programmi di rimpatrio volontario, il decreto stabilisce che verranno spostati al Fondo per i rimpatri del ministero dell’interno.

Cittadinanza

La concessione della cittadinanza ai discendenti degli emigrati italiani all’estero sarà più difficile da ottenere e saranno estesi i requisiti di residenza necessari per chiederla sia in caso di matrimonio che sulla base della residenza.

L’articolo 13 del decreto prevede anche che la cittadinanza può essere revocata e negata al soggetto condannato per reati legati al terrorismo.

Sicurezza urbana

Il decreto stabilisce le modalità di ricognizione delle situazioni di occupazione e i piani provinciali per le esecuzioni dei provvedimenti di sgombero, a cui devono prendere parte i membri delle forze dell’ordine.

Per il 2018 è previsto lo stanziamento di 16 milioni diretti alla polizia di Stato e ai vigili del fuoco, cifra che raggiungerà i 50 milioni per gli anni successivi al 2019.

Inoltre, saranno inasprite le sanzioni contro coloro che promuovono o organizzano l’invasione di terreni o edifici e sarà incentivato l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche per coloro che commettono questo reato.

Tra i provvedimenti, anche la sperimentazione dei taser da parte della polizia municipale nei comuni con più di 100mila abitanti.

Lotta al terrorismo

La parte del decreto relativa al contrasto al terrorismo prevede che per noleggiare tir o furgoni sia obbligatorio comunicare anticipatamente al Centro elaborazione i propri dati identificativi, che verranno analizzati. Nel caso in cui dovessero emergere delle situazioni di potenziale pericolo, le forze dell’ordine riceveranno una segnalazione.

Salvini propone la creazione di un Daspo per chi è sospettato di star preparando un attentato oppure di essere affiliato a un’organizzazione terroristica.

Lotta alla Mafia

Per contrastare le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione, il decreto prevede la nomina di un Commissario straordinario in caso di segnalazioni di situazioni anomale o di condotte illecite da parte di un Prefetto.

Gli immobili confiscati alle organizzazioni criminali possono essere dati in affitto “sociale” alle famiglie in condizioni di disagio.

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