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Jobs Act, la Corte costituzionale ha bocciato il criterio per calcolare le indennità di licenziamento

È stato dichiarato illegittimo il meccanismo per cui gli indennizzi per i lavoratori licenziati in maniera illegittima erano calcolati in base all'anzianità

Di Marta Facchini
Pubblicato il 26 Set. 2018 alle 18:59 Aggiornato il 26 Set. 2018 alle 19:21

La Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la parte del Jobs Act riguardante il calcolo delle indennità in caso di licenziamento ingiustificato.

Il sistema prevedeva che l’indennizzo fosse calcolato in base all’anzianità del lavoratore: due mensilità di indennizzo per ogni anno trascorso al lavoro. Nel decreto Dignità, approvato lo scorso mese di agosto, il governo Conte aveva introdotto alcune modifiche, stabilendo che l’indennizzo deve essere pari a un minimo di sei mensilità e che può arrivare a un massimo di 36.

Per la Corte, prevedere un’indennità crescente in base alla sola anzianità di servizio del lavoratore è “contrario ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro” sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane.

A sollevare le questioni davanti alla Consulta, che le ha esaminate martedì 25 settembre dopo un’udienza pubblica, era stata la sezione lavoro del tribunale di Roma: con il suo atto di rimessione alla Corte, il giudice della Capitale avanzava dubbi su diversi punti del Jobs Act.

In particolare, secondo il tribunale, il contrasto con la Costituzione non veniva scorto nell’eliminazione della tutela reintegratoria (salvi i casi in cui questa è stata prevista) e dell’integrale monetizzazione della garanzia offerta al lavoratore, ma in ragione della disciplina concreta dell’indennità risarcitoria e della sua quantificazione.

“Siamo al lavoro per assicurare idonee tutele ai lavoratori che nei prossimi giorni si troveranno in drammatiche situazioni di difficoltà perchè il partito che doveva difenderli ha eliminato con il Jobs act diritti e tutele”, ha affermato il vicepremier Di Maio rispondendo al question time.

“A smantellare il Jobs Act ha iniziato comunque la Corte costituzionale che oggi ha stabilito l’illegittimità sugli indennizzi. Bene aveva fatto il Decreto dignità andando nella direzione stabilita dalla Consulta, speriamo oggi coloro i quali vanno nella direzione opposta si rendano conto degli errori commessi”, ha aggiunto il ministro.

“Dalla Corte Costituzionale è arrivata una decisione importante e positiva, che dichiara illegittimo il criterio di determinazione dell’indennità di licenziamento come previsto dal Jobs Act sulle tutele crescenti e non modificato nell’intervento del Decreto dignità”, ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta la decisione della Consulta.

“Nelle prossime settimane avremo modo di commentare nel dettaglio la decisione, tuttavia quanto stabilito oggi dalla Corte, a seguito di un rinvio del Tribunale di Roma su una causa per licenziamento illegittimo promossa dalla Cgil, è un segnale importante per la tutela della dignità dei lavoratori”.

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