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Il condono edilizio a Ischia divide il Movimento 5 Stelle. Il ministro Costa: “Decida il Parlamento”

"La sanatoria per Ischia", contenuta nel decreto Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, divide i pentastellati. Alla proposta si oppone Legambiente: "Sarà una sanatoria tombale".

Di Marta Facchini
Pubblicato il 26 Ott. 2018 alle 15:04 Aggiornato il 26 Ott. 2018 alle 15:06

Il condono edilizio a Ischia crea malumori all’interno del Movimento 5 Stelle. Divisioni parlamentari, divisioni anche nel gruppo pentastellato in Regione Campania. Perplessità e domande, e riunioni lampo.

Il ministro dell’ambiente Sergio Costa – che si è sempre detto contrario alle sanatorie, tanto da avere dichiarato “non riesco a declinare il verbo condono” – intervistato da Sky Tg 24 ha spiegato: “Mi affido al Parlamento per una rivisitazione dell’articolo che sia conforme al senso di giustizia. Confido che il dibattito in Parlamento lo renderà più accettabile” .

Ma ha precisato: “Le case abusive le ho sequestrate nella mia vita precedente da generale della Forestale e dell’Arma. In Consiglio dei ministri ho espresso anche il mio disagio. E con molta trasparenza abbiamo deciso di spostare la cosa all’esame parlamentare. Vedremo il dibattito cosa porterà, sono ottimista”.

Alberto Zolezzi, deputato del Movimento 5 Stelle in commissione Ambiente, ha invece dichiarato: “Basta con le fake news su Ischia: come ha ribadito anche il ministro Costa, il decreto Emergenze non introduce alcun condono edilizio. Il Movimento 5 Stelle li ha sempre osteggiati e continuerà a farlo. La nuova norma prevede soltanto che entro sei mesi i Comuni rispondano alle richieste di condono del passato, alcune delle quali pendono da 30 anni”.

“Circa mille edifici sull’isola hanno subito danni e sono in attesa di sapere se il loro abuso può essere condonato o meno. Noi diciamo agli enti locali: fate presto a decidere perchè se sono abusivi i contributi per la ricostruzione se li scordano, se invece hanno diritto al condono riceveranno i fondi ma non per le volumetrie costruite senza permessi”, ha aggiunto Zolezzi.

E la senatrice Paola Nugnes: “Critica? Io sono più che critica. Ho anche presentato un emendamento”.

Cosa comporta il condono su Ischia – Il condono edilizio per l’isola campana di Ischia è contenuto nel “decreto Genova” sulla ricostruzione del ponte Morandi. Il testo prevede una serie di norme per la ricostruzione delle case di Ischia distrutte dal terremoto dell’agosto 2017. Il sisma aveva ucciso due persone e ne aveva lasciate 640 sfollate.

Uno dei punti criticati del condono è l’articolo 25, che permetterebbe l’accesso ai fondi pubblici per la ricostruzione anche per gli immobili costruiti abusivamente negli scorsi decenni che in questo modo potrebbero non solo essere sanati ma finanziati dallo Stato.

Un ulteriore punto contestato è la concessione agli immobili abusivi di beneficiare delle condizioni della sanatoria del 1985, approvata dall’allora governo Craxi, che prevedeva vincoli più ampi rispetto ai due successivi. Il condono del 2003, poi, non fu approvato dall’allora governatore della Campania Antonio Bassolino.

La misura interessa i tre comuni più colpiti, Casamiccola, Forìo e Lacco Ameno, dove secondo AGI sono 6mila gli immobili che hanno presentato istanza di condono alle ultime tre sanatorie (quelle del 1985, del 1994 e del 2003).

I rapporti di Legambiente – Come ricorda Agi, Ischia è uno degli esempi italiani più ricorrenti dell’abusivismo edilizio. Nei rapporti di Legambiente sulle mafie, ogni anno l’isola rientra nella top ten a causa dei decenni di costruzioni non autorizzate e della violazione di norme di edilizia urbana, di vincoli paesaggisti e idrogeologici che ne hanno trasformato la fisionomia.

“Nonostante le parole rassicuranti del vicepremier Di Maio, basta leggere l’articolo 25 dove si prevede una sanatoria tombale secondo la quale si devono concludere i procedimenti ancora pendenti per gli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017: una norma che consentirebbe di sanare edifici che perfino i due condoni approvati successivamente dai governi Berlusconi nel 1994 e nel 2003 vietavano proprio perché posti in aree pericolose da un punto di vista idrogeologico e sismico, oltre che vincolate paesaggisticamente”.

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