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“È arrivato il momento di incazzarsi”: l’editoriale di Concita De Gregorio per l’8 Marzo

La giornalista Concita De Gregorio scrive di pari opportunità in un editoriale, senza peli sulla lingua

Di Veronica Di Benedetto Montaccini
Pubblicato il 8 Mar. 2019 alle 17:33

Per la Festa della Donna il quotidiano Repubblica ha deciso di lasciare spazio in prima pagina ad un lungo editoriale di Concita De Gregorio. Il titolo parla da solo: “Quando questa firma sarà di un uomo”. I giornali in Europa sono ancora diretti da uomini, scritti da uomini. L’articolo di Concita è una denuncia, ma anche un’esortazione ad indignarsi come donne.

Il pezzo a firma di Concita comincia così: “Arrivo in redazione e, al settimo piano, percorro il corridoio lungo il quale mi fermo a salutare le segretarie, anima e memoria del giornale in cui lavoro — salvo una breve interruzione — da trent’anni. Infine entro nell’ultima stanza, quella grande. La sala riunioni. Attorno al tavolo, la direzione: sono tutti uomini. È così da sempre. Le segretarie sono donne, i direttori e i vicedirettori sono uomini. Non ci si fa più nemmeno caso, come fosse un dato di natura. Buongiorno, buongiorno. Come va? Tutto bene. Stavamo pensando a te per un pezzo. Ed è infatti questo, con una certa ironia, il tema del mio compito di oggi: è l’8 marzo”.

Poi la giornalista continua: “E bisogna di nuovo descrivere lo squilibrio fra compiti di responsabilità affidati alle donne, che sono la maggioranza nel Paese e ovviamente l’estrema minoranza alla guida delle imprese, delle università e dei teatri, dei ministeri, dei giornali. Sono inoltre pagate molto meno, da generali come da soldati semplici, ragione per cui è evidente che se bisogna scegliere – in una famiglia – a chi convenga lavorare, la scelta cade su chi guadagna di più. Propongo allora di scrivere di quello che so per esperienza diretta, che ho provato nella vita, sull’argomento, a condizione che l’anno prossimo sia un uomo a svolgere il tema: proposta accettata. Quello che so è questo”.

De Gregorio parla poi di quando fu direttrice dell’Unità, una rarità un direttore donna, in un mondo machista: “Guadagnavo, all’epoca, moltissimo meno dei miei predecessori. Lo so con certezza perché li ho liquidati io. D’altra parte in Rai quando ho preso il posto e poi l’ho di nuovo ceduto a chi mi ha preceduta e seguita nel medesimo orario, sulla medesima rete, nel medesimo compito ho avuto un ingaggio inferiore della quarta parte di quello del mio omologo. La metà della metà (che poi non riscuotevo per altri problemi personali, ormai noti, ma è il principio che conta). Avrei potuto rifiutare, certo. Rinunciare. Stare fuori, si può sempre dire no e stare fuori. Ma fuori spesso piove, fa freddo, e a un certo punto bisogna rientrare”. Per lo stesso incarico in Rai, per il programma Quante Storie, è Corrado Augias a guadagnare più di Concita De Gregorio, lo conferma anche Dagospia, che fa nomi e cognomi.

L’editoriale non vuole sono sottolineare un gap, ma ha intenzione di risvegliare le coscienze: “Pagateci per quello che sappiamo fare. Non abbiate paura del confronto, se è sul merito. Bisogna pretenderlo, non succederà da solo: bisogna incazzarsi, ora. Lo spirito del tempo non è un granché. Le destre avanzano, è ora di alzare la voce. Presto sarà tardi. Infine. Quando sarà un uomo a scrivere questo pezzo sarà un bel giorno. Un essere umano di sesso maschile. Ce ne sono di corrotti e di onesti, di belli e brutti, di capaci e incapaci. Come tutti, tutte. È uguale, provate a pensarci tenendo a mente le vostre figlie. Come esercizio. Il prossimo 8 marzo, signori, a voi”.

 

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