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Per quali reati Cesare Battisti è stato condannato all’ergastolo

Credit: ALEXANDRO AULER/AE
Di TPI
Pubblicato il 18 Gen. 2019 alle 07:30 Aggiornato il 19 Gen. 2019 alle 09:59

Cesare Battisti reati – Cesare Battisti, rientrato in Italia dopo oltre trent’anni di latitanza all’estero, è stato condannato per quattro omicidi e altri reati tra cui banda armata, rapina e detenzione di armi [Chi è Cesare Battisti].

I fatti risalgono agli anni 1978 e 1979, quando Battisti militava nel gruppo eversivo Proletari Armati per il Comunismo (Pac). L’ex terrorista si è sempre dichiarato innocente rispetto agli omicidi, dicendo di non aver mai sparato a nessuno.

L’omicidio Santoro

Battisti è stato condannato per l’omicidio di Antonio Santoro, guardia giurata uccisa il 6 giugno 1978 in un agguato a Udine. Il delitto fu rivendicato dai Pac con una telefonata al quotidiano Messaggero Veneto. Secondo la sentenza, fu Battisti a sparare, con la complicità di Enrica Migliorati: i due si finsero una coppia di fidanzati.

L’omicidio Torregiani

Il 16 febbraio 1979 a Milano fu assassinato il gioielliere Pierluigi Torregiani, che poche settimane prima aveva sparato a un rapinatore, uccidendolo, durante una rapina in un ristorante. Battisti è stato condannato come co-ideatore e co-organizzatore dell’omicidio.

L’omicidio Sabbadin

Lino Sabbadin, macellaio militante del Movimento Sociale Italiano (Msi), fu ucciso il 16 febbraio 1979 in provincia di Venezia, nelle stesse ore dell’omicidio Torregiani. Sabbadin in precedenza aveva ucciso a colpi di arma da fuoco il 23enne Elio Grigoletto, durante un tentativo di rapina nel suo negozio. Battisti è stato condannato come complice dell’uccisione di Sabbadin, avendo fornito una copertura armata all’esecutore materiale, Diego Giacomin.

L’omicidio Campagna

Battisti è stato condannato come esecutore materiale dell’omicidio di Andre Campagna, agente della Digos ucciso il 19 aprile 1979 a Milano. Il delitto fu rivendicato dai Pac, che definirono Campagna un “torturatore di proletari”: l’agente della Digos aveva partecipato ai primi arresti successivi all’omicidio Torregiani.

Chi è Cesare Battisti

Cesare Battisti è nato a Cisterna di Latina, in provincia di Latina, il 18 dicembre 1954. Cresciuto in una famiglia di tradizione operaia e contadina, negli anni dell’adolescenza ha militato per un po’ nel Partito comunista italiano, ma ne è presto uscito.

Ha abbandonato il liceo classico prima della maturità e a 18 anni è stato arrestato per la prima volta per una rapina a Frascati, in provincia di Roma.

Trasferitosi a Milano, si è avvicinato al gruppo eversivo Proletari Armati per il Comunismo (Pac), con cui ha commesso svariati atti di delinquenza, tra cui diverse rapine a banche e supermercati. Finito in carcere, nel 1981 è riuscito a evadere in Francia dal penitenziario di Frosinone.

Nel 1985 è stato condannato all’ergastolo per omicidio plurimo e per i reati di banda armata, rapina e detenzione di armi, per fatti che risalgono al periodo tra il 1978 e il 1979. La sentenza è stata emessa in contumacia ed è stata confermata sia in appello sia in Cassazione.

Battisti si dichiara tuttavia innocente per gli omicidi, sostenendo di non aver mai sparato a nessuno.

Dopo essere stato per qualche mese a Parigi, Battisti ha trovato riparo negli anni Ottanta in Messico, a Puerto Escondido, dove ha vissuto con la compagna Laurence dalla quale ha avuto due figlie.

In Messico ha fondato il giornale Via Libre, di cui si è occupato anche dopo il ritorno in Francia, nel 1990, dove ha goduto della dottrina Mitterand, che offriva asilo a chi, anche se autore di crimini violenti, proveniva da un paese in cui il sistema giudiziario era divergente con l’idea francese di libertà.

In Francia, Battisti ha vissuto traducendo in italiano romanzi di autori noir francesi, provando ad aprire una lavanderia e facendo vari lavori, come il portinaio dello stabile in cui risiedeva.

La legge è rimasta in vigore fino al 2004, quando il Consiglio di Stato francese ha confermato l’estradizione di Cesare Battisti, che a quel punto è fuggito in Brasile, dove ha ricevuto asilo politico.

Nel frattempo, la Corte europea ha bocciato il suo ricorso, affermando che il terrorista in Italia ha avuto processi giusti, con ogni mezzo di difesa e avvocati di fiducia.

In Brasile Battisti è stato riarrestato nel 2007, a seguito di indagini congiunte di agenti francesi e carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale. Il fratello maggiore di Cesare, Vincenzo Battisti, ha sostenuto che nell’arresto furono implicati anche i servizi segreti francesi e che Battisti avrebbe subito trattamenti violenti e torture durante la detenzione. 

Il 13 gennaio 2009, il Brasile ha deciso di accordare lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti.

Il ministro della giustizia Tarso Genro aveva motivato la decisione su quello che aveva definito il “fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche” e aveva espresso dubbi sulla regolarità del procedimento giudiziario nei suoi confronti.

Il 9 giugno 2011 il Supremo Tribunal Federal brasiliano ha confermato la decisione del presidente Lula di non estradare Cesare Battisti e ha votato a favore della sua liberazione. Per le autorità brasiliane i reati commessi dall’ex terrorista italiano sarebbero caduti in prescrizione nel 2013.

Nel 2015, Battisti è stato tratto in arresto per poche giorni a causa del suo permesso di soggiorno scaduto. Nello stesso anno ha sposato una cittadina brasiliana dando alla vicenda un ulteriore spessore internazionale.

Il 25 aprile 2018 un giudice aveva revocato a Battisti le misure cautelari, liberandolo dalla cavigliera e permettendogli di muoversi nel paese. La decisione era stata presa dalla Corte suprema brasiliana (Stj), che aveva annullato una precedente sentenza, emanata quando a ottobre 2017 Battisti era stato arrestato al confine con la Bolivia con 25mila dollari in valuta estera con cui si apprestava a lasciare il paese.

Oltre alla cavigliera elettronica, a Battisti era stato vietato di uscire di casa dopo le 22 e di allontanarsi dal paesino di Cananeia, nello Stato di San Paolo, in cui vive. Il tribunale aveva ritenuto ragionevoli le argomentazioni dei legali dell’ex terrorista, secondo i quali le accuse erano state emanate in modo generico e senza elementi concreti.

Il tribunale della cittadina in cui risiede il 63enne aveva anche imposto il sequestro del passaporto per lui e la moglie Joice Lima, sposata nel 2015. Le misure erano state prese dopo che si era scoperto che Battisti aveva fornito un indirizzo falso per ottenere i certificati necessari alle nozze in Brasile, commettendo un falso ideologico.

Alcuni dei reati che sono contestati a Battisti sono già prescritti: tra questi aggressione, cospirazione e possesso di armi (1987), associazione sovversiva (1991), partecipazione a banda armata (2012) e rapina (2013). Nel 2023 cadranno in prescrizione le pene relativie agli omicidi di Pierluigi Torregiani e Lino Sabbadin (entrambi del 1979) dei quali Battisti è stato riconosciuto  co-organizzatore e co-ideatore. Gli altri omicidi sono invece imprescrittibili.

Il neo-presidente del Brasile Jair Bolsonaroha detto che una delle sue prime iniziative da presidente sarà estradare Battisti. Il 14 dicembre 2018 un giudice federale del Brasile ha ordinato l’arresto di Cesare Battisti per “evitare il pericolo di fuga in vista di un’eventuale estradizione”.

Il 13 gennaio 2019 Cesare Battisti è stato arrestato dall’Interpol in Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra. Nelle ore successive è stato consegnato alle autorità italiane per l’estradizione.

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