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Cesare Battisti sconterà l’ergastolo nel carcere di Oristano

ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Di TPI
Pubblicato il 14 Gen. 2019 alle 13:00 Aggiornato il 14 Gen. 2019 alle 15:36

L’arrivo in Italia di Cesare Battisti era atteso da 38 anni. Per l’ex terrorista si aprono le porte del carcere di Oristano, dove sconterà l’ergastolo ostativo grazie a un accordo trovato tra Italia e Brasile che ha evitato lo scalo del volo partito dalla Bolivia a Brasilia.

Cos’è l’ergastolo ostativo

L’ergastolo ostativo è una pena che si applica a soggetti accusati di reati di particolare gravità, come quelli di mafia o terrorismo, ed è destinata a coincidere, nella sua durata, con l’intera vita del condannato. Per questo sui certificati carcerari di questi condannati si legge la scritta “fine pena mai”. 

L’ergastolano comune conserva la possibilità che la sua condizione sia periodicamente riesaminata ai fini dell’accesso ai benefici e alle misure alternative, mentre all’ergastolano ostativo, in assenza di una collaborazione, quegli istituti sono esclusi per sempre, a meno che, nel frattempo, non collabori o si verifichino altre particolari circostanze. 

Per diversi costituzionalisti l’ergastolo ostativo è però incostituzionale perché contrasta col principio della rieducazione della pena. Negli anni la Consulta si è più volte pronunciata sul tema, ribadendone invece la costituzionalità ma aprendo la strada a un suo ammorbidimento tanto che nell’agosto dell’anno scorso per la prima volta un ergastolano ostativo, Carmelo Musumeci, ha ottenuto la liberazione condizionale grazie al suo percorso rieducativo particolarmente virtuoso. 

Cesare Battisti nei reparti di alta sicurezza

Cesare Battisti sarà detenuto in uno dei reparti di alta sicurezza, dove sarà evitato qualunque suo contatto con altri detenuti.

Il regime detentivo per l’ex terrorista sarà duro: in cella da solo e 6 mesi di isolamento diurno.

Cesare Battisti in Italia, le indagini non sono finite

“Soddisfatti dal punto di vista del lavoro fatto”. Così si definiscono il procuratore generale Roberto Alfonso e il pg Antonio Lamanna in merito all’arresto di Cesare Battisti. “Ciò che si prova a livello umano” ha spiegato Alfonso rispondendo alla domanda di una cronista su cosa si prova ad avere messo la firma su questa storica cattura “viene dopo rispetto al dovere che la legge impone”.

Per il momento non è in corso nessuna indagine da parte della Procura di Milano sulla presunta rete di collaboratori che avrebbe aiutato Cesare Battisti nella sua latitanza. Il procuratore capo Roberto Alfonso e il pg Antonio Lamanna, che hanno coordinato le indagini sfociate nella cattura, hanno spiegato che aspettano in queste ore “la relazione della polizia giudiziaria” prima di valutare come procedere. 

La svolta sulle indagini che hanno portato alla cattura di Cesare Battisti è arrivata “dalla nuova politica” del Presidente del Brasile Bolsonaro. “Se non ci fosse stato lui” ha spiegato il pg di Milano Antonio Lamanna “poteva stare ancora sicuro e contento in Brasile per molto tempo”.

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