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CasaPound non paga le bollette dello stabile occupato: 330mila euro di debiti accumulati con Acea

Credit: Getty Images

Contro il movimento di estrema destra è stato disposto il pignoramento per cercare di recuperare i soldi che i militanti non hanno mai pagato all'azienda che fornisce energia elettrica

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 30 Ott. 2018 alle 12:00

Dopo la mancata perquisizione dello stabile del Miur occupato dagli esponenti di CasaPound in cui, stando alle parole dei leader del movimento, vivono famiglie italiane rimaste senza casa, emergono nuovi dettagli sulla “sede” di via Napoleone III a Roma.

Secondo quanto rivelato dall’Espresso, nel corso degli anni gli esponenti di CasaPound non hanno mai pagato le bollette, arrivando ad accumulare un ingente debito nei confronti dell’Acea.

La società che fornisce energia elettrica ha anche inviato due decreti ingiuntivi agli inquilini dello stabile, intimando loro di pagare i 210mila euro dovuti per il consumo energetico.

I precedenti  – A sorprendere ancora di più in questa storia è che nel 2016 l’Acea aveva staccato i suoi contatori per mancato pagamento, ma la corrente elettrica ha continuato a raggiungere lo stabile senza problemi.

Nasce così il sospetto che sia stato effettuato un allaccio abusivo, dopo che già nel gennaio 2004 CasaPound aveva ricevuto una denuncia per questo stesso motivo.

Quello stesso anno, il Miur aveva chiesto all’Acea e alla Telecom di disattivare le utenze per poi procedere a una denuncia formale per denunciare la presenza di allacci abusivi.

Recupero crediti – Adesso è la volta di Acea di intervenire legalmente sulla questione: l’azienda ha chiesto al Tribunale di Roma di emanare un atto di pignoramento presso terzi per le bollette non pagate da Casapound.

Il movimento di estrema destra al momento ha un debito di 330mila euro con la compagnia fornitrice di energia elettrica, che spera di arrivare ai crediti che Casapound avrebbe nei confronti di enti pubblici e società.

Nello specifico, i legali sono interessati ai due istituti bancari , alla cooperativa Isola delle tartarughe e a 17 comuni italiani in cui ci sono consiglieri comunali di CasaPound.

Il mancato sfratto – Nel pomeriggio di lunedì 22 ottobre era prevista una perquisizione, decisa da tempo, da parte degli uomini della Guardia di Finanza nei locali della “tartaruga”, ma dopo le minacce ricevute dai militari di CasaPound il tutto è saltato per evitare tensioni.

Non potendo procedere alla perquisizione, gli agenti acquisiranno tutta la documentazione di cui hanno bisogno, dalle planimetrie degli spazi comuni e degli appartamenti ricavati all’interno dell’immobile fino ai dati catastali, e ricostruire la storia dell’occupazione si rivolgeranno altrove.

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