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“Da Casalino e Conte un attacco alla libertà di informazione”: parla il presidente dell’Ordine dei giornalisti

Rocco Casalino e Giuseppe Conte. Credit: Getty Images

"Non facciamo sconti a nessuno, andiamo avanti con la schiena dritta"

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 22 Set. 2018 alle 18:39 Aggiornato il 22 Set. 2018 alle 19:32

Dopo la diffusione della registrazione audio in cui il portavoce di Giuseppe Conte Rocco Casalino minaccia di cacciare i funzionari del Ministero di Economia e Finanza, il diretto interessato si difende affermando in una nota che la “pubblicazione viola il principio costituzionale di tutela della riservatezza delle comunicazioni e, nel caso fosse accertato che sia stato volontariamente diffuso ad opera dei destinatari del messaggio, le più elementari regole deontologiche che impongono riserbo in questa tipologia di scambi di opinioni”.

Sulla stessa linea si posizione il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che difende il portavoce, invocando il principio di riservatezza.

A proposito di tutela della riservatezza, TPI ha intervistato il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, per capire se e come sarebbero stati violati deontologia e Costituzione con la diffusione della registrazione audio di Rocco Casalino.

Presidente, come commenta la posizione del Movimento 5 Stelle di fronte alla diffusione dell’audio di Rocco Casalino?
È tutto incommentabile quello che sta succedendo, a cominciare dalla vicenda della Rai. Siamo francamente stupiti che in un paese come il nostro possa succedere questo.

Mi sembra che si debba completamente cambiare rotta. Se il governo del cambiamento è questo, che sta producendo questo tipo di clima nei confronti della stampa, francamente siamo tutti delusi. Difenderemo comunque la democrazia di questo paese col nostro ruolo e con la nostra funzione.

È un attacco alla libertà di informazione. Sono tutte tracimazioni che noi respingiamo evidentemente, ma non facciamo sconti a nessuno. Continuiamo ad andare avanti per la nostra strada. Sapendo che al Colle c’è un Presidente che proprio pochi giorni fa ha speso parole importanti in difesa dell’autonomia del giornalismo. Autonomia e schiena dritta.

Che valore hanno le parole del presidente del Consiglio secondo cui “la diffusione dell’audio che sta circolando in queste ore configura condotte gravemente illegittime che tradiscono fondamentali principi costituzionali e deontologici”?
Proprio la settimana scorsa ho incontrato il Garante della privacy. Nello scambio di idee che abbiamo avuto, io ho posto in evidenza proprio questo: un conto è il diritto alla riservatezza, un conto è il diritto di cronaca e l’essenzialità del diritto di cronaca. È evidente che in certi casi il diritto di cronaca prevalga enormemente su qualunque forma di riservatezza.

Quindi secondo lei la dichiarazione di Casalino era di interesse pubblico?
Non vedo come si possa invocare un principio di riservatezza di fronte al disvelamento di un atteggiamento così grave.

Noi siamo per il rispetto della verità e per il contemperamento di tutti i diritti. Evidentemente il contemperare i diritti significa che il nostro diritto attiene all’essenzialità della cronaca e, soprattutto, alla rilevanza sociale di quello che si racconta. Credo che in questo caso siamo assolutamente all’interno di questi parametri. Essenzialità e rilevanza sociale.

Gli attacchi nei confronti dei due giornalisti accusati di aver diffuso la registrazione sono particolarmente pesanti e si inseriscono all’interno di una serie di attacchi sistematici nei confronti del mondo dell’informazione.
Non è la prima volta, no, ma noi non dobbiamo preoccuparci di chi ci attacca. Noi dobbiamo fare il nostro dovere, andare avanti: “Non ti curar di lor ma guarda e passa”. Non dobbiamo curarci delle chiacchiere, ma continuare a fare il nostro mestiere, nel rispetto di tutte le regole che nel mestiere sono chiare, molto chiare.

Casalino, Conte e Fico tirano in ballo deontologia ed etica, ma se una cosa del genere fosse successa con al governo un’altra forza politica?
Questo è il gioco delle parti. Purtroppo non mi è mai capitato di dire che qualcuno al governo rispettasse pienamente la libertà di stampa. Quello che è accaduto da sempre alla Rai è emblematico. Adesso il cambiamento è in peggio.

A tal proposito, come legge la riproposizione di Marcello Foa alla guida della Rai?
La vicenda di Foa è emblematica da questo punto di vista. Cosa vuol dire riproporre lo stesso nome a distanza di due mesi? Cos’è cambiato? Forse si è fatto un accordo politico in salsa di conflitto di interessi? Non ha alcun senso una cosa di questo genere. Però non sono né i primi né gli ultimi.

Siamo noi che dobbiamo continuare le nostre battaglie imperterriti, come abbiamo sempre fatto. Anche a rischio di essere una voce nel deserto. Schiena dritta, come diceva il presidente Ciampi. Nel confronto istituzionale, nella battaglia nel difendere l’autonomia del giornalismo, non abbiamo mai avuto veri grandi alleati, quindi non mi sentirei di dire che si stava meglio o peggio in una certa fase. Dobbiamo quotidianamente combattere la nostra battaglia, con chiunque sia al governo.

Il sottosegretario Vito Crimi è tornato a parlare di abolizione dell’ordine dei giornalisti. 
Non replico a Crimi, che vuole portare il dibattito sul tema dell’abolizione, che non esiste per me. Esiste quello della riforma: il dibattito è su come riformare l’ordine dei giornalisti, perché una riforma non è rinviabile.

Io non sono venuto per difendere l’ordine dall’abolizione – tema che rilancia solo Crimi – la cosa importante è continuare a trovare le nuove formule di organizzazione della professione, attorno a un ordine professionale con una legge che è di 55 anni fa. Che l’ordine debba essere riformato non c’è alcun dubbio.

 

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