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Il ministro Bussetti: “Nuovi finanziamenti per la scuola? Ci si scalda con la legna che si ha”

Credit: Silvia Lore/NurPhoto

Il ministro dell'Istruzione, intervistato dal Corriere della Sera, parla di Legge di bilancio e dei fondi previsti per l'Università e la ricerca. E apre alle richieste delle Regioni Veneto e Lombardia, che puntano ad adottare un modello che regionalizza presidi e insegnanti.

Di Marta Facchini
Pubblicato il 25 Ott. 2018 alle 14:15

Un nuovo test per accedere alla facoltà di Medicina, che sia “realmente selettivo” e che testi le competenze nelle materie di indirizzo. Nuovi posti, almeno 11mila. E l’aumento delle borse di studio per le specializzazioni, che fanno duemila posti in più, per un costo di quasi 50 milioni. A dare i numeri, dopo l’approvazione della legge di bilancio da parte del Cdm, è il ministro della Sanità Marco Bussetti, intervistato dal Corriere della Sera.

Università, sanità e ricerca, al centro delle domande. E i finanziamenti per il prossimo triennio perchè, sottolinea la giornalista Gianna Fregognara, nella legge di bilancio manca un capitolo dedicato all’istruzione e alla ricerca in un paese che, per la scuola e l’università, spende in percentuale solo più della Romania, dell’Irlanda e della Bulgaria. E che per il 2019 prevede una discesa della spesa dal 3,6 per cento al 3,5 per cento del Pil.

“Nella legge del bilancio non ci sono tagli: i 110 milioni di risparmi previsti saranno in parte coperti con i fondi dell’alternanza, la cui riduzione non è stata pensata per tagliare ma per organizzare in modo migliore le esperienze degli studenti, e ottimizzando alcuni servizi”.

Ma nessun fondo aggiuntivo. “Non è detto che per migliorare servano più finanziamenti: la scuola deve diventare efficiente con quello che ha. Come diceva mia nonna: ci si scalda con la legna che si ha. Ma cercherò di trovare risorse durante l’iter parlamentare”, ha sottolineato Bussetti.

Nella Manovra, anche la riforma del reclutamento degli insegnanti. Non ci saranno più gli idonei: chi passa il concorso, sarà abilitato per il biennio di durata del bando. Chi non riuscirà, dovrà rifarlo. “Avvieremo anche tre cicli di formazione specialistica per 40 mila posti di insegnante di sostegno, 14 mila per il 2019 e gli altri in tre anni: cerchiamo di porre fine ai problemi per i ragazzi disabili”, ha aggiunto il ministro.

È ancora in via di discussione, invece, la proposta, presentata da Veneto e Lombardia, per “regionalizzare” professori e presidi, che diventerebbero dipendenti della regione e non più dello Stato.

“Sarà un cammino sicuramente lungo, ma potrebbe essere una opportunità, un modello anche virtuoso di gestione più capillare delle scuole. Ci dovrebbe comunque essere una lunga fase transitoria in cui gli insegnanti potrebbero passare alla Regione su base volontaria. I programmi e gli ordinamenti restano invece allo Stato e non dimentichiamo che tutto deve essere fatto dentro i limiti della Costituzione”, ha commentato Bussetti.

E alle criticità sollevate dai sindacati – che un modello regionale porterebbe alla formazione di due sistemi scolastici, uno ricco al Nord e uno lento, e povero, al Sud – il ministro risponde: “I livelli delle prestazioni di servizio devono essere garantiti ovunque allo stesso modo. Bisogna guardare avanti quando si fanno delle scelte ma prenderemo decisioni condivise. Del resto la Sanità è già regionale”.

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