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Bari, paga il biglietto del treno per un migrante: il gesto di solidarietà contro l’odio razziale

Il ragazzo ha raccontato la vicenda sui social

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 12 Feb. 2019 alle 20:05 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:25

“Una settimana fa sono salito su un treno delle ferrovie sud est. Era già sera, a quell’ora tutti i bar delle stazioni sono chiusi, e le biglietterie automatiche spesso guaste o spente”.

Sembra una banale storia di vita quotidiana, un post affidato alla rete per denunciare i problemi dei pendolari del Sud, ma dietro c’è tutto il peso dell’odio che continua a crescere in Italia contro i migranti.

“Alla fermata di Mungivacca, un ragazzo si avvicina allo sportello del treno. Una schiera di agenti di sicurezza fa muro, senza parlare. Una giovanissima donna, che d’ora in poi chiamerò ‘la vidimatrice’, intima al ragazzo di mostrarle il biglietto”, continua a raccontare Michele Ciavarella su Facebook.

Il ragazzo però non è riuscito a comprare il biglietto, a differenza di Michele non ha potuto acquistarlo online, e gli spiccioli raccolti a fatica non sono abbastanza per pagare anche il sovrapprezzo.

“Lui si agita, quel treno deve prenderlo ma i soldi non ce li ha. La vidimatrice urla verso l’abitacolo guida del vagone ‘chiudi e parti’. Il ragazzo comincia ad agitarsi ancora di più e piange”.

Nel vagone nessuno si cura di quel ragazzo africano, al massimo qualcuno ride mentre lui si dispera. È a quel punto che Michele Ciavarella decide di pagare il biglietto del giovane: “Mi alzo e pago quei cinque euro. Lo faccio io, col mio corpo. Ma non sono io a farlo. Provo pena per tutti noi, me compreso”.

Una volta sul treno i due non si scambiano una parola, né uno sguardo. Il ragazzo sa chi è stato a pagargli il biglietto, ma aspetta la fine del viaggio per ringraziarlo.

“Nel sottopassaggio sento qualcuno che tocca la mia spalla. Amico, grazie. Ha in mano quegli spiccioli e vuole darmeli. Quel momento, l’incontro dei nostri occhi, era un momento nostro. Quando due occhi si guardano, due mondi si incontrano”.

“La vidimatrice e le guardie di sicurezza non hanno mai guardato negli occhi quel ragazzo. Forse hanno visto solo il colore della sua pelle”.

“Sono stato straniero anch’io, e, quando sei straniero, due occhi che ti guardano sono la tua salvezza”, conclude il ragazzo nel suo post. “Io sogno un mondo in cui gli uomini tornino a guardarsi negli occhi”, conclude Michele Ciavarella.

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