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Il bambino italiano tolto alla madre perché aveva atteggiamenti effeminati

Il tribunale per i minori di Venezia ha emesso un'ordinanza che impone a un tredicenne di Padova l’allontanamento dalla famiglia e il trasferimento in una comunità di accoglienza

Di TPI
Pubblicato il 16 Giu. 2017 alle 14:08 Aggiornato il 20 Apr. 2018 alle 17:32

“Tende in tutti i modi ad affermare che è diverso e ostenta atteggiamenti effeminati in modo provocatorio”.

Con queste parole il tribunale dei minori di Venezia a gennaio 2017 definiva il comportamento di un bambino di 13 anni della provincia di Padova e stabiliva che lo stesso venisse allontanato dalla sua famiglia e affidato ai servizi sociali.

Dopo un’ulteriore udienza e la convocazione del minore il 13 marzo da parte dei giudici che lo hanno ascoltato, sul caso si è espresso il tribunale di Venezia con sentenza definitiva di primo grado.

Il ragazzo sarà tolto alla madre perché troppo “effeminato”. Con un decreto del tribunale per i minori di Venezia si è emessa un’ordinanza che impone al 13enne padovano l’allontanamento dalla famiglia solo “al femminile” in cui è cresciuto e il trasferimento in una comunità di accoglienza, dove già era stato qualche mese fa a seguito della prima decisione dei giudici.

Il legale della madre, l’avvocato Francesco Maraglia, ha confermato a TPI che le ragioni della sentenza sono in gran parte motivate dagli atteggiamenti effeminati del ragazzo che vivrebbe in un ambiente familiare troppo influenzato dalla presenza femminile. Il padre non sarebbe presente in casa, dove il minore vive con la madre e le sorelle.

“Una identificazione sessuale formatasi in un mondo affettivo legato quasi esclusivamente a figure femminili, che non permetterebbe una realizzazione sessuale libera da influenze”, racconta l’avvocato, che ha già annunciato di voler fare appello.

Il giudice ha dichiarato la decadenza della potestà genitoriale ad entrambi i genitori e disposto “il suo collocamento in idoneo ambito eterofamiliare, preferibilmente una comunità terapeutica lontana dal territorio di appartenenza, per la presa in carico psicoterapica, per la disciplina dei rapporti con i genitori e gli altri congiunti, con facoltà di sospenderli, se disturbanti”, ha spiegato l’avvocato.

“Gli episodi che sono impugnati dai giudici si riferiscono a una festa in maschera e ad alcuni atteggiamenti giocosi del ragazzo che si era messo lo smalto per provocazione. Ma se anche il minore avesse tendenze effeminate quale sarebbe il problema? È un motivo valido per allontanarlo dalla propria famiglia?”, si chiede Maraglia.

L’ordinanza del tribunale è già esecutiva e il ragazzo dovrebbe presto essere trasferito nella comunità terapeutica.

“Rispetto a quanto stabilito a gennaio, non ci sarà l’allontanamento con l’utilizzo della forza pubblica”, conclude l’avvocato. “Chi sarà allora a condurre il minore nella struttura? Di certo non sarà la madre o non lo farà di sua spontanea volontà”.

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