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Striscione di Forza Nuova contro Balotelli a Brescia: “Sei più stupido che nero”

Lo striscione di Forza Nuova contro Mario Balotelli apparso a Brescia

"Balotelli ta het piö enhiminit che negher" è la scritta comparsa in dialetto bresciano, che tradotta in italiano vuol dire: "Balotelli sei più stupido che nero". Il calciatore negli ultimi tempi aveva espresso la sua posizione in favore dello ius soli

Di Gianluigi Spinaci
Pubblicato il 18 Giu. 2018 alle 12:07 Aggiornato il 18 Giu. 2018 alle 12:13

Il 18 giugno 2018 è stato esposto a Brescia uno striscione contro Mario Balotelli.

“Balotelli ta het piö enhiminit che negher” è la scritta comparsa in dialetto bresciano, che tradotta in italiano vuol dire: “Balotelli sei più stupido che nero”.

Lo striscione, “firmato” dal partito di estrema destra Forza Nuova e lungo oltre due metri, è stato appeso sulla cancellata di una strada del capoluogo lombardo.

Gli esponenti di Forza Nuova hanno scritto un messaggio per motivare questo gesto nei confronti del calciatore.

“Dopo aver ostentato per anni, e da bravo spaccone, la propria esuberanza e ricchezza, oggi si sforza malamente di rivalutare la sua immagine cavalcando il personaggio ‘paladino dei migranti’ inserendosi così nel più tanto classico quasi tragicomico filone del politically correct”, è il messaggio del gruppo politico.

“Ci permettiamo di consigliare a Balotelli di ascoltare, capire e magari condividere le dichiarazioni di alcuni lungimiranti vescovi africani che, compreso il reale senso del business e dello sfruttamento legati all’accoglienza, invitano i conterranei a non emigrare, soprattutto i giovani, perché di fatto rappresentanti la ricchezza del propri paesi di origine, e quindi invitati a rimanerci e a costruire il proprio futuro, magari con l’aiuto di qualche generoso consanguineo a cui basterebbe rinunciare ad una delle tante Ferrari per far felici tanti suoi fratelli”, conclude Forza Nuova.

Negli ultimi tempi Mario Balotelli ha espresso la sua posizione in favore dello ius soli.

In occasione della presentazione a Torino del libro “Demoni” di Alessandro Alciato in cui ha un capitolo dedicato, Balotelli ha voluto mandare una stoccatina al vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Matteo Salvini che nei giorni scorsi aveva parlato di SuperMario capitano della Nazionale.

“Salvini lo sa dove io vado a giocare”, ha detto Super Mario in quell’occasione, che poi si è fatto serio e ha parlato di quando ha subito atti di razzismo, ma non solo: “È stato un momento durissimo per me. E in questo senso vorrei fare un piccolo appello”.

“Io sono nato in Italia, ho vissuto in Italia, avevo studiato in Italia e il fatto di non esser considerato italiano fino a 18 anni ha rappresentato la parte peggiore della mia vita. E in questo senso la legge italiana dovrebbe fare qualcosa”.

A stretto giro era arrivata la risposta di Salvini: “Caro Mario, lo “ius soli” non è la priorità mia, né degli italiani. Buon lavoro, e divertiti, dietro al pallone”, il tweet del vicepremier.

Nei giorni scorsi Salvini si era espresso così sulla possibilità di vedere Balotelli con la fascia da capitano della Nazionale: “Il capitano deve essere rappresentativo e deve giocare bene a pallone, non deve essere bianco, giallo o verde”, le sue parole ai microfoni di Rtl 102.5.

“Spero che l’allenatore sceglierà il capitano non per motivi sociologici, filosofici e antropologici, ma perché è un ragazzo che fa spogliatoio, umile e che gioca bene – aggiunse -. Magari Balotelli mi stupirà, ma negli anni passati non mi è sembrata una persona umile in grado di mettere d’accordo tutti”.

Qualche giorno prima Balotelli, dal ritiro azzurro, aveva parlato dell’opportunità di diventare capitano: “È ora che l’Italia diventi come tanti Paesi e integri persone che vengono da fuori, come fa la Francia o l’Inghilterra”, ha detto.

“Per me essere capitano non cambierebbe più di tanto. Io sono qui per fare gol, non per fare il capitano. Si può essere un esempio anche senza fascia – le sue parole -. Invece potrebbe essere un segnale per tutti gli immigrati che vengono in Italia e vedono uno come me, originario africano, diventare il capitano della Nazionale”.

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