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Hilarry, primo avvocato nero eletto all’Ordine in Italia: “Questo governo legittima la ferocia razziale”

Hilarry Sedu, 32 anni, avvocato casertano originario della Nigeria a TPI racconta del suo percorso, che in altri Paesi sarebbe normale e non dovrebbe destare tanto "clamore"

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 14 Feb. 2019 alle 13:37 Aggiornato il 14 Feb. 2019 alle 13:44

“Avverto un clima di odio dove persone che dovrebbero vergognarsi, e che fino a ieri erano restie nell’esternare determinate ideologie, oggi, con questo governo populista e sovranista (a parole) si sentono legittimate a doversi esprime in tema di odio razziale e di ferocia verbale”.

Hilarry è il primo avvocato nero eletto nel consiglio di un Ordine professionale, in questo caso quello degli Avvocati di Napoli. Hilarry Sedu, 32 anni, avvocato casertano originario della Nigeria ha le idee chiare su quanto sta accadendo nel nostro Paese.

Arrivato in Italia, a Castelvolturno, in provincia di Caserta, dalla Nigeria quando aveva solo un anno, a TPI racconta del suo percorso, che in altri Paesi sarebbe normale e non dovrebbe destare tanto “clamore”.

Ho vissuto a Castelvolturno dall’infanzia fino a inizio adolescenza, poi ho vissuto a Napoli. Ho giocato a calcio da professionista ma poi mi sono iscritto all’università, ho avuto la mia laurea, il mio master, labilitazione alla professione forense. Un percorso come tanti, come quello di qualsiasi cittadino italiano solo che a differenza dei cittadini italiani io sono figlio di genitori stranieri.

La sua elezione nel consiglio dell’Ordine ha fatto notizia per il colore della sua pelle.

È chiaro che in Italia ci stupiamo ancora di queste cose, specialmente per una nostra storia colonialista che non ha avuto successo. Non avendo colonizzato l’Africa così come i francesi, i portoghesi, gli inglesi, i migranti di questo periodo – che sono per la maggior parte del sub-Sahara – quando si scontrano con la realtà italica hanno delle grosse difficioltà di integrazione, perché c’è un handicap a monte che è la barriera linguistica.

Il mezzo di integrazione più veloce è la capacità di integrazione più veloce è proprio la capacità di apprendere in tempi rapidissimi la lingua del paese ospitante.

Cresciuto in un territorio difficile come Castelvolturno, la scelta di fare l’avvocato nasce da un desiderio di aiutare la sua terra?

Ho deciso di intraprendere questa strada per seguire una mia inclinazione, come facciamo tutti. La mia è l’avvocatura. Poi se il mio lavoro e i miei valori e sentimenti mi consentono anche di dare una mano nel sociale ai fini di tutelare o rivendicare qualche diritto, ben venga.

Quali sono i cambiamenti che ha riscontrato a Castelvolturno nel corso degli anni, come sono cambiate le dominanzioni tra mafia nigeriana, camorra.

Il territorio di Castelvolturno è così da almeno 20-25 anni e parlando di mafia nigeriana il termine “mafia” non è corretto, in quanto in Italia siamo abituati a conoscere la mafia in Italia come quella che si intrufola nelle Pubblica Amministrazione, quela che governa gli abitanti di un determinato territorio e lo fa con connivenze con i funzionari della P.A. In questo caso la mafia nigeriana non ha di queste capacità perché non disponde di soggetti letterati oppure istruiti a tal punto da poter comprendere addirittura un testo in italiano. Quindi io non parlerei di mafia nigeriana ma di “bande criminali”.

Ricordiamoci che la mafia sul territorio di Castelvolturno c’è già, come quella della dominazione dei Casalesi, se ci fosse una mafia nigeriana assisteremmo a faide per il controllo del territorio.

In questo caso è la mafia che ha reclutato e assoldato “nuove leve” da un bacino assai ricco.

L’organizzazione criminale nigeriana sul quel territorio non è altro che la manus longa della mafia casalese. Ormai la mafia casalese delega certe attività che non vuole fare più, quello dello spaccio. Attività che non vuole fare più ma sulle quali vuole comunque esercitare un controllo.

Durante il suo percorso si è mai confrontato con episodi di razzismo?

Episodi che abbiano leso la mia certezza di essere cittadino italiano, no. È chiaro che qualche episodio sporadico ci può stare, ma non scalfisce la mia identità italiana.

Crede che con la retorica del nuovo governo ci possa essere un cambiamento in questo senso? Avverte un clima diverso?

Avverto un clima di odio dove persone che dovrebbero vergognarsi, e che fino a ieri erano timidi ad esternare determinate ideologie, oggi, con questo governo populista e sovranista (a parole) si sentono legittimati a doversi esprime in tema di odio razziale e di ferocia verbale. Questo governo certamente non aiuta.

L’ho sperimentato direttamente.

Cosa pensa del decreto sicurezza?

Credo sia un disegno per creare clandestinità, illegalità, per poter poi associare i crimini nascenti dallo stato di bisogno di queste persone e porli all’attenzione pubblica come binomio immigrazione-insicurezza.

Cosa significa vivere in Italia oggi?

L’Italia non è un paese razzista, l’Italia è un paese classista che bada più all’aspetto della ricchezza dell’individuo che alla sua soggettività, in quanto portatore di diritti fondamentali. Non mi preoccupo del futuro dell’Italia: questo della mescolanza delle etnie è un processo irreversibile e inarrestabile perché ne gioveremo tutti, sarà un arricchimento culturale: dove c’è interazione tra diverse etnie c’è più democrazia.

Sentendola parlare si penserebbe che lei è per la politica dei porti aperti.

No, non sono per la politica dei porti aperti e per l’accoglienza indiscriminata, altrimenti non ci sarebbe uno Stato sovrano e uno Stato di diritto. Ogni Stato deve poter decidere chi far entrare e chi far uscire dal territorio. È geopolitica. Però fomentare determinate logiche razziste o di lesione dei diritti fondamentali dell’uomo non fa di te uno Stato di diritto.

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