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L’attentato a Togliatti

Il 14 luglio 1948 il segretario comunista Palmiro Togliatti fu ferito a colpi di pistola da uno studente esaltato. Il Paese precipitò sull'orlo della guerra civile

Di TPI
Pubblicato il 14 Lug. 2015 alle 13:58 Aggiornato il 21 Ago. 2018 alle 11:55

Roma, 14 luglio 1948. Mentre in Francia si stanno festeggiando i 159 anni dalla rivoluzione, nella capitale italiana, in via della Missione – la strada che costeggia il palazzo di Montecitorio, sede della Camera dei Deputati – si sentono quattro colpi di pistola.

A sparare è un esaltato studente di destra, Antonio Pallante, e ad essere colpito è Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano (Pci), che viene ferito.

Per comprendere meglio la portata dell’evento, è bene fare un breve passo indietro. Nel 1945 si era conclusa la seconda guerra mondiale dopo due anni in cui sul territorio italiano oltre a eserciti regolari avevano combattuto diverse brigate partigiane. Tra questi, le più organizzate erano le Brigate Garibaldi, che facevano riferimento al Partito Comunista.

Questo, aveva portato a un forte consenso nei confronti del Pci che nel 1946 aveva ottenuto poco meno del 20 per cento dei voti alle elezioni per l’Assemblea Costituente, le prime elezioni libere tenutesi in Italia dopo oltre 20 anni di dittatura fascista.

Inoltre, al termine della guerra, la maggior parte dei membri delle Brigate Garibaldi eseguirono l’ordine di consegnare le armi agli Alleati, ma un’altra parte, minoritaria, le tenne con sé talvolta per il timore che la guerra non fosse realmente finita, talvolta nell’eventualità di una rivoluzione comunista dell’Italia.

Il 18 aprile 1948 si tennero le prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana. Il Pci insieme al Partito Socialista Italiano (Psi) decise di correre con una lista unica nella speranza di riuscire così a governare il Paese: il Fronte Popolare, il cui simbolo era il volto di Giuseppe Garibaldi.

Tuttavia, il timore che comunisti e socialisti avrebbero portato l’Italia nell’orbita dell’Unione Sovietica, proprio come stava avvenendo in quegli anni in molti Paesi dell’Europa orientale, portò molti elettori ad allontanarsi dai partiti di sinistra e votare la Democrazia Cristiana, cattolica, centrista e filoamericana, che in quell’occasione raggiunse il massimo storico dei voti e vinse le elezioni.

L’attentato a Togliatti, dunque, avvenne in questa situazione, quella di un’Italia appena uscita dalla guerra e con alcune forti divisioni. L’attentato, dunque, rischiò di essere una scintilla capace di far esplodere la situazione nel Paese.

Infatti, nelle ore successive, appena si diffuse la notizia, l’Italia fu attraversata da violente manifestazioni. Si verificarono incidenti a Roma, nella città portuale di La Spezia e ad Abbadia San Salvatore, sede di un’importante miniera sul Monte Amiata. Molti dimostranti scesero in piazza armati. A Napoli, Livorno, Taranto e Genova ci furono anche diversi morti negli scontri. A Torino, gli operai della Fiat sequestrarono presso il proprio ufficio l’amministratore delegato dell’azienda, Vittorio Valletta.

Il disordine nel Paese fu tale che la maggior parte dei telefoni cessò di funzionare e il traffico ferroviario si bloccò completamente. La tensione proseguì anche nei giorni successivi all’attentato, mentre si attendeva di conoscere le condizioni di salute di Palmiro Togliatti e nel Paese si susseguivano le voci più diverse e in modo molto confuso.

L’intervento chirurgico a Palmiro Togliatti riuscì a salvare la vita del segretario comunista e a tranquillizzare in parte la situazione. A far placare gli animi ci fu anche la vittoria del ciclista Gino Bartali nella tappa del Tour de France del 15 luglio, che contribuì a distrarre la popolazione dalle violente manifestazioni.

Il giorno dell’attentato, il presidente del consiglio italiano Alcide De Gasperi aveva infatti chiamato Bartali per chiedergli se sarebbe stato in grado di vincere la tappa del giorno successivo.

Appena Togliatti riprese conoscenza, le sue prime parole furono rivolte ai militanti comunisti, invitandoli a tenere la calma e non fare pazzie. Fu così che l’Italia uscì da una situazione estremamente complessa e scongiurò il pericolo che visibilmente si era concretizzato di una guerra civile.

Palmiro Togliatti rimase segretario del Pci fino al 1964, anno della sua morte.

Antonio Pallante venne arrestato dalla polizia subito dopo aver colpito Togliatti e, l’anno seguente, condannato a 13 anni e 8 mesi di carcere, di cui ne scontò solo cinque per via di un’amnistia.

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