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Fermata una cellula di al Qaeda in Italia

Un'operazione della polizia ha portato all'arresto dei presunti membri di un gruppo terroristico, che voleva colpire con un attentato il Vaticano

Di Giulio Gambino
Pubblicato il 24 Apr. 2015 alle 09:17

Il gruppo terroristico colpito questa mattina dalla polizia italiana con 18 mandati di arresto stava progettando un attacco contro il Vaticano, secondo quanto dichiarato da uno dei procuratori coinvolti nell’inchiesta, Mauro Mura.

La polizia ha annunciato di aver messo in atto un’operazione anti-terrorismo contro l’organizzazione armata legata ad al Qaeda, i cui membri erano pronti a compiere anche attacchi in Pakistan e Afghanistan.

La maggior parte degli arresti si sono svolti in Sardegna e la città di Sassari è considerata il quartier generale dell’organizzazione. Ma l’operazione ha riguardato in tutto sette province italiane, tra cui Macerata, Frosinone e Bergamo.

La serie di blitz, coordinati dalla procura distrettuale di Cagliari, hanno coinvolto 18 persone. Alcune di loro, incluso quello che si ritiene essere il leader spirituale del gruppo, sono state arrestate, ma altri sarebbero riusciti a lasciare il Paese.

Il gruppo contava su un “numero consistente di armi e numerosi fedeli disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan e in Afghanistan, per poi tornare in Italia”, secondo quanto riferito dalla polizia in una serie di comunicati.

Tutti i sospettati sono di origine pakistana o afghana, ha detto l’ufficiale di polizia Mario Carta a Reuters, aggiungendo che l’operazione è ancora in corso.

I governi europei sono sempre più preoccupati dalla minaccia delle cellule “dormienti”, formate da persone che vivono apparentemente vite normali nei loro Paesi, ma che si attivano per organizzare attacchi nei Paesi dove vivono o all’estero.

Da quanto risulta dalle intercettazioni della polizia, due delle 18 persone colpite dai mandati d’arresto sarebbero parte di un gruppo che avrebbe protetto il leader di al Qaeda, Osama bin Laden, ucciso dalle forze speciali americane nel suo rifugio di Abbottabad, in Pakistan, nel 2011.

L’indagine, portata avanti dalla sezione antiterrorismo della Digos, ha portato all’arresto di un Imam a Bergamo. Era sospettato di essere il leader spirituale del gruppo e aveva raccolto fondi in Italia che si presumono destinati a scopi religiosi.

Il gruppo sosteneva la “lotta armata contro l’Occidente” e incitava a una rivolta popolare contro il governo pakistano, ritenuto colpevole di sostenere le forze militari in Afghanistan.

Gli Stati Uniti hanno ritirato la maggior parte delle loro truppe dall’Afghanistan. Ad ogni modo, un numero minimo di soldati è rimasto sul territorio per portare avanti addestramenti e operazioni speciali, mentre Washington continua a condurre attacchi con i droni contro i talebani.

Il denaro era stato mandato in Pakistan da membri del gruppo che erano riusciti ad aggirare i controlli delle autorità italiane. In un caso, 55.268 euro erano stati trasportati in Pakistan a bordo di un volo da Roma a Islamabad.

Ma secondo la polizia, molto del denaro è stato trasferito attraverso un sistema fiduciario, conosciuto come “hawala”, che è antecedente all’epoca del profeta Maometto e che è il sistema bancario di base dell’economia afghana.

Alcuni degli indagati sarebbero coinvolti negli attacchi compiuti in Pakistan, incluso quello che ha portato all’uccisione di più di cento persone in un mercato nella città di Peshawar, nel nordovest del Paese, il 28 ottobre del 2009.

L’organizzazione avrebbe inoltre fornito supporto logistico e finanziario nei confronti dei clandestini afghani e pakistani, aiutandoli nel rivolgersi agli uffici immigrazione e cercando di inviarli in Paesi del nordeuropa.

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