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Arrestate a Roma 11 guardie giurate: “In vacanza con i soldi dell’Atac”

Facebook / Paolo Ferrara

L'accusa: peculato e simulazione di reato. "Svuotavano le casse automatiche per i biglietti" dell'azienda dei trasporti della Capitale

Di TPI
Pubblicato il 5 Dic. 2018 alle 08:42 Aggiornato il 5 Dic. 2018 alle 08:46

Undici guardie giurate sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Roma con l’accusa, a vario titolo, di peculato e simulazione di reato. Per altre due è invece scattato l’obbligo “quotidiano” di presentazione alla polizia giudiziaria. Svuotavano le casse automatiche per i biglietti di bus e metro di Roma sfruttando il fatto che le macchinette sono “vecchie e malfunzionanti”.

Le indagini, portate avanti per settimane dalle fiamme gialle del Gruppo Frascati e coordinate dalla Procura capitolina, hanno fatto emergere “gravi e reiterate condotte poste in essere da guardie giurate dipendenti della società di vigilanza aggiudicatrice dell’appalto relativo alla gestione dei servizi di prelievo, ricarica, trasporto e vigilanza dei titoli di viaggio e del denaro delle casse automatiche (parcometri, biglietterie, macchine distributrici di biglietti bus e metro) di proprietà dell’Atac Spa”.

I diversi riscontri eseguiti, sia presso l’azienda municipalizzata sia esaminando le macchine distributrici di biglietti, hanno permesso di delineare “un collaudato sistema criminale, tanto semplice quanto dannoso.

Gli indagati approfittando del fatto che le macchine emettitrici di biglietti in dotazione ad Atac sono spesso “vecchie, obsolescenti” e, soprattutto, malfunzionanti – addirittura spesso non rendicontate dal contate elettronico – riuscivano con facilità a far sparire parte degl incassi.

Il profitto, secondo la Guardia di Finanza, veniva poi utilizzato “per l’acquisto di beni di consumo di varia natura e per il pagamento di vacanze”. Tutti gli indagati, assicurano i finanzieri, “erano ampiamente a conoscenza del sistema, ma alcuni di loro preferivano agire individualmente o, comunque, senza dividere con il collega di turno il provento dell’attività illecita”.

La media del guadagno illecito per ciascuno degli indagati “è stimato tra i 250 e i 500 euro al giorno”. Per giustificare gli ammanchi, quando rilevati dalla società titolare dell’appalto in sede di rendicontazione, “le guardie ricorrevano a espedienti di ogni tipo, arrivando anche a simulare dei tentativi di furto”.

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