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Cosa significa davvero Allah Akbar?

Questa espressione è ripetuta dai terroristi prima di un attentato e nell'immaginario comune ha ormai un'accezione negativa. Ma cosa vuol dire veramente?

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 3 Feb. 2017 alle 16:45 Aggiornato il 24 Mar. 2018 alle 16:00

Il numero degli attentati preceduti dall’invocazione “Allah Akbar” urlata dai terroristi è alto. Per gli episodi più violenti e famosi e accaduti fino a oggi le forze di polizia, i testimoni oculari e gli organi di stampa hanno spesso riportato sempre questa frase: Monaco di Baviera a maggio 2016, Berlino nel dicembre 2016, Nizza ad agosto 2016, Bruxelles a marzo 2016 e maggio 2014, Charleroi ad agosto 2016, Istanbul a gennaio del 2017, Parigi a gennaio e novembre 2015, e l’ultimo – in ordine di tempo – al museo del Louvre a gennaio 2017.

Ma cosa significa l’espressione “Allah Akbar”?

“Allah Akbar” significa “Allah è il più grande” in arabo classico. “Allah” è la forma nominativa di Allah (Dio), mentre “akbar” è tradotto con “il più grande”. In arabo, come nelle altre lingue semite, il verbo essere al presente non esiste, è sottinteso.

“Nella religione islamica Dio è il creatore, l’onnipotente, il più grande”, spiega Ben Mohamed Mohamed, imam e presidente dell’associazione culturale islamica Al Huda, di Roma Centocelle. “Quando un musulmano utilizza questa espressione lo fa per riconoscere le sue debolezze, il suo essere piccolo al cospetto del signore. Un uomo che si appoggia totalmente al creatore, senza il quale non riuscirebbe a fare nulla”.

Allah Akbar è anche un’espressione che si ripete spesso nella religione musulmana come richiamo da parte del muezzin – la persona addetta alla moschea – per ricordare ai fedeli l’inizio del periodo d’elezione utile ad assolvere l’obbligo della preghiera canonica.

“Allah vede tutti i difetti, tutti gli sbagli. Allah mi guida, mi aiuta, mi sta accanto”, continua l’imam. “Questa espressione è utilizzata dal mondo musulmano in qualunque momento della vita, sappiamo che anche durante la guerra un credente chiede aiuto a dio e da qui nasce la strumentalizzazione”.

“Quando i terroristi usano questa espressione prima di compiere qualche atto violento sbagliano nel significato che legano al gesto e all’ideologia che alimentano”, spiega Ben Mohamed Mohamed. “Sbagliano nella strumentalizzazione di questa frase, che è invece fondamentale per un credente musulmano: è utilizzata mentre si compie un gesto che è contro i principi dell’Islam”.

Compiere un crimine dicendo Allah Akbar è considerata un’offesa a dio stesso, una bestemmia.

Un altro senso dato a questa espressione è quello della prostrazione del fedele dinanzi alla grandezza di Allah, per esempio di fronte a un bel paesaggio, come manifestazione di stupore e compiacimento per l’opera di dio. È un modo per riconoscere totalmente la grandezza di Allah.

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