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Aldo Baglio: “Costruire muri non fermerà i migranti”

La locandina del nuovo film di Aldo Baglio

L'attore de trio Aldo Giovanni e Giacomo sta per debuttare al cinema con il suo primo film da solista, in cui si parla (anche) di immigrazione

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 18 Mar. 2019 alle 19:20 Aggiornato il 18 Mar. 2019 alle 19:36

Aldo Baglio, attore comico del trio Aldo Giovanni e Giacomo sta per uscire al cinema con il suo primo film da solista, intitolato “Scappo a casa”.

La pellicola, che debutta nelle sale il 21 marzo 2019, racconta la storia di un uomo superficiale che in seguito ad alcuni eventi viene costretto a cambiare opinione su molte cose. Uno dei temi principali affrontati è quello dell’immigrazione.

Baglio è attore protagonista e co-sceneggiatore. Durante la conferenza stampa di presentazione dell’opera, l’attore si è espresso sulla questione migranti, lasciando intendere di essere orientato su posizioni avverse a quelle della Lega e del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

“All’inizio pensavo di realizzare un road movie sul cambiamento, poi la mia idea si è intrecciata all’attualità della questione migranti, a quello che sta accadendo nella società. Il mio personaggio è diventato una persona egoista e intollerante che vive il suo peggior incubo, essere scambiato per un extracomunitario”, ha spiegato. “Ma è solo un film sul cambiamento e sulla presa di coscienza. Non sarei stato pronto a parlare di immigrazione, è un tema troppo grande e delicato”.

“Credo di aver dato vita a un film onesto e se gli spettatori vorranno dargli altre connotazioni, compresa quella socio-politica, va bene lo stesso”.

“Per quanti sforzi facciamo”, ha sottolineato Baglio, quello dell’immigrazione “non sarà un problema che si risolve né oggi né domani, ma mettere dei muri non produce niente”.

Secondo l’attore, “bisogna andare oltre il colore della pelle”, perché “viviamo tutti in questo mondo, ci vorrebbe più collaborazione”. “L’uomo dovrebbe proteggere la Terra e finora non l’ha fatto”.

Baglio, nato a Palermo, ha raccontato che quando arrivò a Milano gli immigrati meridionali non erano ben visti, ma ha precisato anche l’insulto “terrone” gli è sempre “scivolato addosso”.

Quanto alla nuova avventura da solista, l’attore ha spiegato così la decisione: “Arrivato a 60 anni sentivo l’esigenza di esprimermi diversamente rispetto ai film del nostro trio. Non sapevo dove questa spinta interiore mi avrebbe portato, ma volevo essere io il motore di un mio progetto. Ogni tanto mi sono sentito perso, mi chiedevo ‘dove sto andando da solo, sono impazzito?’ a volte il fatto di essere al centro del film invece mi gratificava. Ho cercato una sperimentazione cercando di non essere troppo sperimentale”.

Qualcuno già lo paragona a Checco Zalone: “Ho cercato di essere me stesso, non ho mai pensato a Checco Zalone”, ma “certo se facessi i suoi incassi non mi dispiacerebbe”, ha commentato l’attore.

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