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Aggressione razzista a Roma, la madre del dodicenne picchiato: “Ero incinta, per l’ansia ho perso il bambino”

Suo figlio 12enne era stato picchiato da alcuni compagni di scuola. Sono stati alcuni amici a trovarlo a terra privo di sensi e ad avvertire le insegnanti

Di Marco Nepi
Pubblicato il 28 Feb. 2019 alle 16:14 Aggiornato il 28 Feb. 2019 alle 16:17

Suo figlio, uno studente egiziano di dodici anni, era stato picchiato da alcuni compagni di scuola. L’hanno riempito di botte fino a mandarlo in ospedale. Non era la prima aggressione che il ragazzo subiva, ma la terza in tre mesi. Dopo gli atti di bullismo, anche sua madre si è sentita poco bene.

“Il giorno in cui mio figlio è stato aggredito per l’ultima volta, ho fatto tutto di corsa. Ho perso molto sangue”, ha raccontato Amal ai microfoni di Tg Zero, condotto su Radio Capital da Edoardo Buffoni. “Ho fatto l’ecografia e mi hanno detto che ho perso il bambino”. Amal era alla nona settimana di gravidanza.

“Mio figlio è tornato a casa ma ancora sente male”, ha raccontato. Il ragazzo era stato preso a calci ed era stato trovato a terra privo di sensi da alcuni compagni, che lo hanno aiutato a rialzarsi e a entrare in classe. Sono state le insegnanti, preoccupate, a chiamare l’ambulanza e le forze dell’ordine, che sono intervenute sul posto.

“Vorrebbe tornare a scuola ma ha paura di andare in giro da solo. Spero che questo brutto periodo finisca”, ha aggiunto Amal.

L’aggressione. L’aggressione è avvenuta, mercoledì 20 febbraio, in una scuola media del Portuense, nel municipio XI di Roma. Nella stessa zona il 15 dicembre era stata organizzata una manifestazione con l’Imam, le associazioni e le famiglie per contrastare il bullismo e dire no alle discriminazioni e alla violenza. Secondo quanto scritto da Repubblica, che ha riportato la storia, il dodicenne, figlio di due ingegneri emigrati in Italia, è stato picchiato “perché egiziano”.

Sono stati alcuni compagni di scuola a trovarlo a terra, privo di sensi. L’hanno accompagnato in classe e poi le insegnanti hanno chiamato il 188.

“I ragazzi che mi hanno malmenato erano più grandi: forse del terzo o del quarto anno delle superiori”, ha raccontato il ragazzo al quotidiano parlando dal reparto di pediatria del San Camillo, dove era stato ricoverato per la aggressioni subite e tenuto in uno stato di osservazione a causa dei forti dolori che riportava al fegato.

“Questa è la terza volta che mio figlio viene picchiato, non so più che fare “, aveva detto a Repubblica la madre, sfogandosi. “Che problemi ha l’Italia con chi viene qui a lavorare onestamente?”.

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