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La denuncia di Aboubakar Soumahoro: “Non mi affittano casa a Roma perché straniero”

Aboubakar Soumahoro, sindacalista USB.

Il sindacalista dei braccianti, sulla sua pagina Facebook denuncia l'episodio di razzismo

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 23 Lug. 2018 alle 19:05 Aggiornato il 17 Ott. 2018 alle 12:44

Sulla sua pagina Facebook, Aboubakar Soumahoro, il sindacalista dei braccianti dell’Unione Sindacati di Base, denuncia un episodio di razzismo di cui è stato vittima.

“Sto cercando casa da affittare, chiamo un’agenzia di Roma concordando un appuntamento”, scrive il sindacalista sul suo profilo Facebook. La chiamata dura circa quattro minuti e, dall’altra parte della cornetta, l’operatrice fa le domande di rito ad Aboubakar.

Gli chiede se ha un lavoro e se possiede animali. “A quel punto fissiamo un appuntamento per lunedì 30 luglio alle ore 9 presso l’abitazione in zona Torre Spaccata, a Roma”.

Al termine della telefonata, l’operatrice chiede ad Aboubakar di lasciare i suoi riferimenti: “Appena sente le iniziali del mio nome e cognome, mi viene detto che ‘Non si affitta a stranieri’. Rimango senza parole, confesso che non è la prima volta, riuscendo allo stesso tempo a dire all’operatrice che siamo nel 2018 e che sono italiano”.

L’operatrice, dal canto suo, cerca di giustificarsi: “La colpa non è mia ma del proprietario dell’appartamento, i proprietari possono fare quello vogliono dei loro appartamenti”, dice.

“Questa è stata la risposta della gentile operatrice chiudendo la telefonata”, scrive ancora il sindacalista, che, però, incredulo, prova a chiamare una seconda volta: “Un’altra operatrice mi ha detto espressamente: ‘se te lo ha detto la mia collega è cosi'”.

“Ho chiamato ancora – continua Aboubakar Soumahoro – e questa volta mi hanno detto che mi avrebbero richiamato. Io non mi arrendo, perché agiró nelle sedi opportune per fare accertare i fatti e la loro natura discriminatoria”.

Aboubakar Soumahoro è un dirigente sindacale italo-ivoriano della USB: 38 anni, laureato in sociologia, amico e collega di Sacko Soumayla, il sindacalista ucciso a colpi di fucile in Calabria.

Ospite della trasmissione di La7 Propaganda Live, Aboubakar ha parlato di discriminazione, delle condizioni di schiavitù in cui i braccianti, tanto stranieri quanto italiani, sono costretti a lavorare e della mancanza di una vera sinistra in Italia.

Le parole del sindacalista sono state così forti – in quell’occasione e in altre pubbliche – da suscitare l’ammirazione di intellettuali e militanti di sinistra che hanno invocato la sua figura come leader politico.

In un’intervista rilasciata a TPI.it all’indomani della morte di Soumalia, Aboubakar denuncia con durezza le condizioni in cui versano i braccianti in Italia: “Parliamo di lavoratori che non avranno mai diritto alla disoccupazione agricola e che sono stati stigmatizzati e ghettizzati a partire da norme come la Bossi-Fini, che subordina il mantenimento del permesso di soggiorno al contratto di lavoro. Rifiutando quelle condizioni di lavoro il bracciante quindi non potrà vedere rinnovato il permesso di soggiorno e non potrà restare in Italia”.

Ma attacca anche un centrosinistra che non c’è e che, anzi, non ha fatto altro che portare avanti una politica lontana dalle vere esigenze dei migranti: “Abbiamo la legge Minniti-Orlando che davvero è una sorta di prigionia per i profughi, perché istituisce tribunali speciali per il ricorso dei richiedenti di protezione internazionale che abbiano ricevuto un parere negativo dalla Commissione di riconoscimento di tale protezione internazionale. È una separazione legislativa tra persone che vivono nella stessa società, e di fatto diventa un muro tra gli uni e gli altri”.

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