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SPECIALE: 51 anni dal terremoto nel Belice

La Valle del Belice, nella Sicilia sudoccidentale, il 15 gennaio 1968 fu colpita da un terremoto che distrusse interi paesi e diede inizio a una ricostruzione infinita

Di Anna Ditta
Pubblicato il 15 Gen. 2019 alle 10:30 Aggiornato il 15 Gen. 2019 alle 10:35

Sono trascorsi cinquantuno anni dal primo grande disastro naturale dell’Italia repubblicana. La notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 un terremoto di magnitudo 6.3 colpì la Sicilia occidentale, e in particolare la Valle del Belice, compresa tra le province di Palermo, Trapani ed Agrigento.

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L’epicentro del terremoto era situato tra Gibellina e Salaparuta, in provincia di Trapani. Quattordici comuni furono pesantemente colpiti, e – tra questi – quattro furono rasi al suolo e ricostruiti in zone vicine a quelle dove sorgevano inizialmente, dando vita alle cosiddette new town.

Circa 300 persone morirono sotto le macerie e 100mila furono gli sfollati. Ma questo fu solo l’inizio del dramma che vissero le popolazioni del Belice.

Le autorità statali furono colte impreparate da quel disastro e, sin dai primi soccorsi, reagirono in modo tardivo e insufficiente.

La legge per la ricostruzione, ottenuta dopo una massiccia protesta messa in atto dai terremotati, accentrò tutti i poteri nelle mani dello stato, senza lasciare alcuno spazio agli amministratori locali che portavano avanti le istanze delle popolazioni colpite.

Nel 1975 l’Ispettorato per le zone terremotate, l’ente incaricato della ricostruzione e dipendente dal Ministero dei Lavori Pubblici, annunciò che i fondi stanziati per la ricostruzione si erano esauriti per le urbanizzazioni primarie, e neanche una casa era stata ricostruita con i contributi dello stato.

Non c’è da stupirsi, se si considera che le autorità statali stanziarono per il Belice meno di un terzo del denaro allocato dopo il terremoto del 1976 in Friuli, a parità di vastità della zona interessata e di numero di persone coinvolte.

La ricostruzione e la rinascita negata

I primi passi avanti furono mossi soltanto a partire dal 1976, quando le amministrazioni locali furono chiamate ad avere un ruolo nel processo di ricostruzione.

Un importante artefice della lotta per la ricostruzione del Belice fu Vito Bellafiore, allora sindaco di Santa Ninfa (TP) e capo del comitato dei sindaci belicini. Bellafiore ha recentemente pubblicato il libro “Storia del Belice”, con documenti inediti sulle istanze avanzate dagli amministratori locali fino agli anni Novanta.

Un altro sindaco che si distinse nella sua attività in favore della rinascita del territorio fu Ludovico Corrao, primo cittadino di Gibellina (TP) nel dopo-terremoto. Corrao, che fu anche senatore, invitò celebri artisti italiani e internazionali a visitare la cittadina e a lasciare lì una loro opera. Tra questi anche Alberto Burri, che realizzò il celebre Cretto, un sudario che si stende sull’antica sede della città distrutta dal sisma, riproducendone in parte il tessuto viario.

Leggi anche: Belice, le lotte civili da non dimenticare 50 anni dopo il terremoto

Oltre ai ritardi e alla lentezza della ricostruzione, che ormai può dirsi quasi ultimata, nel Belice fu tradita la promessa della rinascita economica che avrebbe dovuto accompagnare il processo ricostruttivo.

Nonostante questa esigenza sia stata riconosciuta sin dalla prima legge sul terremoto (la n. 241 del 1968), niente di ciò che era stato promesso per la creazione di posti di lavoro e per lo sviluppo sul territorio fu mai realizzato.

Il periodo successivo al terremoto, sin dalla realizzazione degli alloggi precari delle baracche, fu caratterizzato anche da speculazioni edilizie sulle quali indagò sia la magistratura sia una commissione parlamentare d’inchiesta istituita appositamente, che pubblicò la sua relazione nel 1981, senza però riuscire a chiarire del tutto le responsabilità e gli scandali della ricostruzione.

Ecco alcuni dei precedenti articoli di TPI pubblicati sull’argomento:

Belice, le baracche d’amianto ancora in piedi dopo quasi 50 anni dal terremoto
Ricordando Danilo Dolci, il Gandhi della Sicilia
La città fantasma abbandonata dopo il terremoto del Belice
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