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3mila morti nel Mediterraneo nel 2014

Sono 22mila le vittime nel Mediterraneo dal 2000 a oggi, di cui 3.072 solamente dall'inizio dell'anno

Di Ludovico Tallarita
Pubblicato il 1 Ott. 2014 alle 17:51

Dal 2000 a oggi sono circa 40mila i migranti che hanno perso la vita durante un viaggio della speranza in mare, 22mila quelli morti percorrendo le rotte del Mediterraneo, dove nel solo 2014 sono già 3.072 le vittime.

Sono i dati impietosi che emergono da Fatal Journeys: tracking lives lost during migration, l’ultimo rapporto pubblicato dall’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni.

“Un’epidemia di vittime e di crimini”, la definisce l’Oim. “È tempo di fare di più oltre che contare il numero delle vittime”, commenta il direttore generale dell’Oim, William Lacy Swing. “È tempo di far sì che il mondo si impegni a fermare questa violenza nei confronti di migranti disperati”. 

Il lavoro di ricerca dell’organizzazione è cominciato con la tragedia dell’ottobre del 2013 quando più di 400 migranti morirono nei due naufragi vicino all’isola italiana di Lampedusa.

Con il tragico naufragio di questo mese a Malta, gli uffici dell’Oim in tutto il mondo hanno ricevuto chiamate ed e-mail da tutta Europa e dal Medio Oriente da parte di familiari alla ricerca di informazioni sui loro parenti dispersi, molti dei quali si teme siano deceduti.

“Vogliamo essere uno strumento efficace per scoraggiare i migranti a intraprendere questi viaggi pericolosi in futuro. Non verranno utilizzati poster o spot alla radio, ma si userà il mezzo più efficace e convincente a disposizione: le voci dei sopravvissuti e dei familiari dei migranti dispersi”, riferisce il portavoce dell’Oim Leonard Doyle.

Lo studio mostra come l’Europa sia la destinazione più pericolosa al mondo per i migranti irregolari.

Secondo l’Oim, il numero reale delle vittime sarebbe superiore rispetto a quanto si è riusciti a indicare nel rapporto. Ci sono poche statistiche dettagliate a disposizione, poiché la raccolta di dati sui decessi dei migranti non è stata finora considerata una priorità dai governi. Molti incidenti hanno luogo in regioni remote e spesso non se ne ha notizia.

I dati tendono a essere sporadici e sono diverse le organizzazioni che si occupano di rilevare i decessi. Alcuni esperti ritengono che per ogni corpo ritrovato ce ne siano almeno altri due dei quali non si viene mai a conoscenza.

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