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Come sta l’Italia nel 2016: oltre 2 milioni di famiglie senza lavoro, 1 minore su 5 vive in povertà

Ecco tutto quello che emerge dal 24° Rapporto annuale 2016 dell'Istat: La situazione del Paese

Di TPI
Pubblicato il 20 Mag. 2016 alle 16:58

In Italia sono 2,2 milioni le famiglie che vivono senza redditi da lavoro, mentre un minore su cinque vive in condizioni di povertà.

È quanto emerge dal rapporto annuale dell’Istat diffuso venerdì 20 maggio e relativo al 2015, che traccia un quadro puntuale del nostro paese.

Nelle 299 pagine del rapporto, emerge quanto segue: un aumento sostanziale delle famiglie senza un lavoro, una spesa sociale inefficiente e una crescente diseguaglianza nella distribuzione del reddito. 

Per quanto concerne il primo punto, l’istituto nazionale di statistica mostra che sono oltre due milioni le famiglie che non possiedono un reddito derivante da un’attività lavorativa.

Le famiglie “senza lavoro” sono passate dal 9,4 per cento del 2004 al 14,2 per cento del 2015, ma il dato più allarmante è stato registrato nel sud dell’Italia, con il 24,5 per cento di famiglie “senza un reddito derivante da fonti occupazionali”: quasi un nucleo su quattro. La quota scende all’8,2 per cento nel nord Italia e all’11,5 per cento nel centro Italia. 

L’incremento ha interessato soprattutto le famiglie giovani rispetto a quelle adulte: tra le prime l’incidenza è raddoppiata dal 6,7 per cento al 13 per cento, mentre fra le seconde è passata dal 12,7 al 15,1 per cento.

Il rapporto Istat ha anche messo in luce che 6 giovani su 10 vivono ancora in casa con i genitori e che 1 su 4 non studia e non lavora. E si prevede che nel 2025 il tasso di occupazione si attesterà ai livelli del 2010. 

La spesa sociale

La spesa sociale è inefficiente e aumenta la disuguaglianza sociale. Il sistema di protezione sociale italiano si è rivelato “uno dei meno efficaci” tra quelli europei, secondo quanto emerge dal rapporto, che ha evidenziato come la spesa pensionistica comprime il resto dei trasferimenti sociali, aumentando il rischio di povertà. 

Solo in Grecia, tra i paesi europei, il sistema di aiuti è meno efficiente di quello italiano. 

Nel nostro paese la disuguaglianza nella distribuzione del reddito è aumentata da 0,40 a 0,51 fra il 1990 e il 2010: si tratta dell’incremento più alto registrato fra i paesi dove sono stati resi disponibili i dati. 

Le nuove generazioni

Sei giovani su dieci vivono a casa con i genitori, mentre il 25 per cento non studia e non lavora. Dopo la laurea i giovani non cercano lavoro, ma continuano a studiare. Rispetto a due decenni fa, i giovani che a tre anni dal conseguimento della laurea non cercano lavoro sono quasi raddoppiati.

Nel 1991 i laureati occupati erano il 77,1 per cento. Questo valore è sceso al 72 per cento nel 2015. Quasi il 12,5 per cento dei giovani laureati non è alla ricerca di un lavoro. Quest’ultimo dato dev’essere accostato al crescente fenomeno della prosecuzione delle attività di formazione, secondo quanto spiegato dai ricercatori dell’Istat.

Il 78,7 per cento di coloro che dichiarano di non cercare lavoro risulta impegnato in un dottorato, in un master, in uno stage o in un ulteriore corso di laurea. 

Mercato del lavoro incerto

Nel 2016 l’andamento dei prezzi “appare ancora molto debole” e quello del mercato del lavoro risulta incerto. Il rapporto annuale dell’Istat ritiene plausibile, per il primo semestre, il succedersi di periodi di debole crescita tendenziale dei prezzi.

Il mercato del lavoro, nei primi tre mesi del 2016, ha mostrato però una sostanziale stabilità degli occupati, ma dal 2008 si è registrato un calo dell’incidenza del lavoro stabile. 

Nel 2015 gli occupati in Italia sono risultati essere 22,5 milioni – 186mila in più rispetto all’anno precedente (+0,8 per cento). Nell’anno passato la formula del contratto a tempo indeterminato è stato il più diffuso: quasi due terzi delle aziende manifatturiere e del settore terziario vi ha fatto ricorso.

Nonostante l’aumento dei contratti fissi, l’incidenza del lavoro standard sul totale degli occupati è scesa al 73,4 per cento nel 2015. A trainare le assunzioni, in particolare nelle imprese manifatturiere, sono stati in primo luogo gli sgravi contributivi. 

La popolazione italiana è sempre più vecchia

Nel 2015 si è registrato un minimo storico per le nascite. Dal primo gennaio 2016 la stima della popolazione italiana si è attestata intorno ai 60 milioni di abitanti.

Gli over 64 sono 161,1 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. L’Italia è tra i paesi più invecchiati al mondo, insieme a Giappone e Germania. Nell’ultimo anno le nascite sono state 488mila, 15mila in meno rispetto al 2014. 

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