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San Ferdinando, altro incendio nella nuova tendopoli: muore un migrante

La tendopoli di San Ferdinando dopo l'incendio

Il collettivo Mamadou a TPI: "Tragedia prevedibile, 848 persone sono ammassate in uno spazio che potrebbe ospitarne 400. La protezione civile aveva detto che le tende erano ignifughe"

Di Luca Serafini
Pubblicato il 22 Mar. 2019 alle 08:13 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:47

Un migrante è morto in un incendio divampato nella notte tra giovedì 21 e venerdì 22 marzo a San Ferdinando (Reggio Calabria), nella nuova tendopoli allestita dopo lo smantellamento della baraccopoli che ospitava i migranti della Piana di Gioia Tauro.

La nuova struttura è a poche centinaia di metri dal precedente accampamento ed è gestita dalla Caritas.

Sono ancora in corso le attività per riuscire a identificare la vittima. Sul posto ci sono Vigili del Fuoco e alcuni sindacalisti che stanno cercando di dare assistenza ai migranti.

“L’incendio è divampato per un corto circuito di alcuni cavi elettrici – riferisce a TPI un referente del collettivo Mamadou, che segue e monitora la situazione all’interno della tendopoli – Se non ci fossero stati i vigili del fuoco sarebbe stato un disastro. Nell’area ci sono 848 persone in uno spazio che potrebbe ospitarne 400. Quanto accaduto era prevedibile. La protezione civile è scomparsa dopo aver inizialmente distribuito dei pasti. Quando hanno montato le tende, hanno detto che erano ignifughe. Il precedente sgombero non è servito per trovar la casa a questi ragazzi ma per spostarli di 50 metri”.

La tendopoli, allestita dalla protezione civile, ospita infatti circa 850 dei 3mila migranti che in precedenza vivevano nella baraccopoli.

Quest’ultima era stata sgomberata meno di due settimane fa in seguito alla morte di Moussa Ba, senegalese di 29 anni, anche in quel caso per un incendio divampato nell’accampamento.

Altri due migranti erano morti in seguito a roghi nell’ultimo anno: si tratta di Becky Moses, 26enne nigeriana che perse la vita il 27 gennaio 2018 per un incendio doloso appiccato da un’altra donna, e di  Surawa Jaithe, 18enne gambiano venuto a mancare il 2 dicembre 2018.

Sempre in quella baraccopoli viveva Soumaila Sacko, il sindacalista dell’Usb ucciso il 2 giugno 2018 da una fucilata nella località di San Calogero, dopo che si era addentrato in una fabbrica abbandonata per reperire lamiere e altro materiale per poter costruire un riparo.

Dopo il rogo che ha provocato la morte di Moussa Ba, era stato lo stesso ministro dell’Interno Matteo Salvini a dire di voler sgomberare l’accampamento, cosa poi avvenuta pochi giorni dopo. Altre volte in precedenza si era parlato della necessità di trasferire i migranti in un posto più sicuro.

A dicembre 2018, la Regione Calabria aveva approntato un piano per spostare i braccianti in immobili privati, con incentivi per i proprietari.

Meno di due settimane fa si è invece proceduto al trasferimento nella tendopoli, che non è bastato a evitare una nuova tragedia.

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