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I cinque monologhi che hanno fatto la storia di Sanremo

Di TPI
Pubblicato il 9 Feb. 2019 alle 20:00 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:28

SANREMO, I MONOLOGHI – Il Festival di Sanremo non viene ricordato dai suoi spettatori solo per le canzoni orecchiabili o che poi diventeranno storia della musica italiana. A colpire milioni di persone sono anche i monologhi degli ospiti che calcano il palco dell’Ariston. Davanti a più di 10 milioni di telespettatori, da anni il festival è un’occasione per smuovere le coscienze. Discorsi sulla politica, sulla sessualità, sull’ambiente.

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Ecco i cinque monologhi che hanno fatto la storia del Festival di Sanremo, secondo TPI

1.  Beppe Grillo, 1989

Grillo faceva ancora il comico e sul palco di Sanremo si abbattè sul Festival come un uragano improvviso con un monologo incendiario (e solo in parte concordato).

L’allontanamento dalla Rai di 3 anni prima non aveva fatto altro che esacerbare il suo umorismo sarcastico e pungente; in una decina di minuti Grillo prende per il culo il Festival, i telespettatori (“18 milioni di rincoglioniti”), dà dei falliti ai giornalisti presenti (e a se stesso) perché sono ridotti appunto a venire a Sanremo (anche se non capiamo perché ora si lamenti di essere al Festival quando dimentica che nel 1978 fu uno dei conduttori per poi tornarci regolarmente come ospite nel 1985 e nel 1988), attacca a più riprese la classe politica dell’epoca, su tutti il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

2. Roberto Benigni, 2002 

L’amore. L’amore soprattutto. E “Il pisello” di Pippo Baudo, ovviamente è rimasto storico. E poi Silvio Berlusconi e Giuliano Ferrara, che doveva tirar uova e che invece non si è visto. Roberto Benigni atterra a Sanremo e in un attimo trasforma il pianeta Festival nel 2002.

3. Luciana Littizzetto , 2013

“Sono contenta di essere una donna, ma non mi va giù che le donne che hanno avuto finalmente il coraggio di denunciare il loro compagno violento, poi non sono state protette. Non ce l’hanno fatta. Nonostante avessero già tante volte denunciato il proprio aggressore. Perché?”. Il monologo di Lucianina a Sanremo 2013 aveva lasciato tutti senza fiato.

4. Luca e Paolo, 2015

Con Luca e Paolo finalmente a Sanremo la satira decolla. La coppia aveva scelto per il palco dell’Ariston una ‘RIP parade’, un brano parodia sulla moda tv di omaggiare i morti vip, da Lucio Dalla a Pino Daniele, poi punzecchia il premier Renzi giocando sull’equivoco ‘geografico’ con il conduttore Carlo Conti (“prendi uno di Firenze, lo metti in tv a dire cazzate e ci credono tutti”), cita Mattarella che nel discorso di insediamento ha dimostrato “più verve” di Conti, graffia la Rai e il festival senza controprogrammazione.

5. Pierfrancesco Favino, 2018 

Favino, ospite anche di Sanremo 2019, l’anno precedente aveva interpretato un monologo coraggioso. Nei panni di un migrante, l’attore aveva sottolineato le debolezze di una persona in un paese straniero. Impossibile non piangere: quelli che tutti i giorni sui giornali vengono citati come numeri, improvvisamente diventavano persone in carne e ossa.

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