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Marina Abramovic e Ulay: due persone, un solo artista

La vita artistica di Marina Abramovic e del suo ex compagno Ulay, due persone che hanno reso le loro performance una forma d'arte

Di Federica Nestola
Pubblicato il 24 Set. 2018 alle 08:20 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 14:13

Marina Abramović è un’artista serba nata a Belgrado nel 1946. Iniziò la sua carriera artistica intorno agli anni Settanta e si pose come obiettivo quello di scoprire fin dove mente e corpo possono arrivare.

Marina ha scelto di utilizzare il suo corpo per comunicare, per trasmettere emozioni tanto che a volte, le sue performance, sfociarono in veri e propri atti di autolesionismo, inspiegabili agli occhi di chi la osservava, che non comprendeva quanto sia importante esprimersi, anche se ciò può comportare dolore.

Freeing The Body, Freeing The Memory e Freeing The Voice sono, ad esempio, una serie di esibizioni in cui Marina volle purificare il proprio corpo e la propria mente per poi scivolare in uno stato di incoscienza: nella prima ballò fino a perdere i sensi, nella seconda pronunciò tutte le parole che era in grado di ricordare e nella terza urlò fino a perdere la voce. “Freeing”, non a caso, vuol dire liberazione in inglese.

Nel 1976 Marina si trasferì ad Amsterdam e lì conobbe Frank Uwe Laysiepen, detto Ulay, che divenne presto suo compagno nell’ambito artistico e sentimentale.

Marina e Ulay formarono insieme un duo detto The Other e vissero, letteralmente, delle loro perfomance. Per dodici anni, andarono oltre i limiti dell’uomo, esplorando le relazioni umane e creando una nuova concezione di arte.

Nel video: Marina Abramovic e Ulay parlano del loro rapporto.

Nel 1988, si accorsero che era ormai arrivata la fine della loro relazione. Decisero così di compiere un gesto estremo, l’ennesimo, dopo il quale non si sarebbero più visti. Percorsero i 2.500 chilometri della Muraglia Cinese, partendo dai due estremi. Una volta nel mezzo, un abbraccio segnò la fine. Questa scelta è stata fatta non solo per una performance artistica, ma anche per provare sulla pelle quanto può essere duro, a volte, un addio.

Ventitré anni dopo, però, nel 2010, è l’arte a farli rincontrare. Marina è impegnata nel suo progetto The Artist is Present, dove rimane seduta 716 ore su una sedia nel MoMa (Museum of Modern Art) di New York. Gli spettatori si avvicinano, si siedono accanto a lei, la osservano e si commuovono. Lei rimane impassibile, fin quando non apre gli occhi e trova davanti a sé Ulay che sorridendo, riesce a farla commuovere, rievocando i ricordi di una vita.

Marina e Ulay divennero il simbolo dell’amore per l’arte della performance. Solo grazie alla loro unione, sono riusciti a esprimere a pieno i loro sentimenti e a rendere la loro arte costruttiva al punto di diventare per loro stessa ammissione, un’unica materia.

“We’re a man-and-woman. I am half, he is half, and together we are one», ha detto Marina Abramović riguardo lei e Ulay.

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