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Correre una maratona per il nostro corpo è traumatico tanto quanto un intervento al cuore

Credit: AFP
Di Marco Nepi
Pubblicato il 19 Apr. 2019 alle 19:54 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:55

Secondo uno studio, condotto da un team coordinato da Chirag Parikh, nefrologo e ricercatore all’università di Yale, lo stress fisico a seguito di un’attività fisica compatibile con il partecipare a una maratona potrebbe avere effetti sulla funzione renale.

Lo studio, si legge sul sito di Yale Center for Clinical Investigation, ha rilevato che lo sforzo prolungato influisce sulla funzionalità renale a breve termine e, nonostante i ritmi abituali siano ripristinati due giorni dopo la maratona, ha sollevato interrogativi sulle possibili correlazioni a lungo termine.

La ricerca, pubblicata sull’American Journal of Kidney Disease, è stata condotta su un campione di ventitdue runners che partecipavano alla Hartford Marathon del 2005, sottoposti a esame del sangue e delle urine prima e dopo la maratona.

Dall’analisi dei livelli di creatinina e delle proteine nelle urine, è emerso che le percentuali di creatinina e proteine di fase acuta sono aumentate considerevolmente dopo la maratona. E dal giorno della maratona a quello seguente è aumentato anche il livello di creatina prodotta durante lo sforzo.

In altre parole l’82 per cento dei runner, poco dopo la maratona, aveva gli effetti un’insufficienza renale.

La ricerca, nonostante il ristretto numero del campione di riferimento possa essere un limite, ha evidenziato che le principali cause di ciò sono l’aumento della temperatura corporea, la disidratazione e la riduzione del flusso sanguigno ai reni.

“Il rene risponde allo stress fisico della maratona allo stesso modo in cui accade per pazienti ricoverati per disfunzioni renali” spiega Chirag Parikh. “Dobbiamo condurre ulteriori ricerche per comprendere se ci siano incidenze tra lo sforzo fisico compatibile con una maratona e la funzionalità cardiaca. Quello che sappiamo è che ci sono effetti sui reni”.

Il risultato dello studio non deve, però, allarmare: dopo due giorni i ritmi tornano ad essere non alterati e persino atleti o sportivi sottoposti ad attività intensa in un determinato periodo di tempo, si legge sul sito Quartz, dai ciclisti durante i tour agli ultramaratoneti, hanno bisogno di tempi di ripresa.

I runners, quindi, possono stare tranquilli. Il tema riguarda una fetta numerosa di popolazione se si pensa che più di mezzo milione di persone ha partecipato a una maratona negli Stati Uniti nel 2015. E nel 2016 sono stati 39.098 gli italiani che hanno preso parte ad almeno una maratona.

La preoccupazione, però, persiste, evidenzia la ricerca della Yale, in correlazione a sforzi prolungati nel tempo eseguiti soprattutto da soggetti che vivono nelle zone climatiche tropicali.

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