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Tragedia di Corinaldo, Cesare Cremonini: “La domanda da porsi non è cosa ascoltano i giovani, ma dove vanno ad ascoltare la musica”

Cesare Cremonini

Il cantante ha scritto un articolo per commentare l'episodio avvenuto nel 2018, poco prima di un concerto di Sfera Ebbasta

Di Rossella Melchionna
Pubblicato il 6 Mar. 2019 alle 07:52 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:46

CREMONINI CORINALDO – La tragedia di Corinaldo non è caduta nel dimenticatoio. O almeno questo è ciò che ha voluto provare a fare Cesare Cremonini, uno degli artisti più amati in Italia negli ultimi anni. A quasi tre mesi dall’episodio – in cui persero la vita sei persone, cinque ragazzini e una mamma, in una discoteca, mentre attendevano il concerto di Sfera Ebbasta – il cantante ha spiegato chi, secondo lui, sarebbe il responsabile sulla rivista dei Vigili del fuoco, Noi.

“Si è data la colpa alle sciocchezze che commettono i ragazzini. Sbagliato. I ragazzini hanno il dovere di commettere sciocchezze, altrimenti sarebbero adulti. Si è data la colpa alla musica che ascoltano. Indicibile. La tragedia sarebbe potuta accadere anche se quella sera fosse salito sul palco Gianni Morandi. Si è data la responsabilità ai gestori del locale. Troppo facile chiuderla così”, ha sostenuto categoricamente Cremonini nel suo articolo.

Il cantautore bolognese ha provato a spiegare meglio la questione, contestualizzandola: “A nulla serve ricordare alla politica (e a chi amministra in genere), che in questo senso ha responsabilità gigantesche, quanto il divertimento dei giovani sia un segmento di mercato in cui operano migliaia di professionisti qualificati che si mischiano talvolta, a causa di una mancanza di regolamentazione adeguata e di una visione distorta del nostro mondo che sottovaluta le qualifiche necessarie per farne parte, a mestieranti improvvisati”.

Una delle polemiche sollevatasi all’indomani del dramma è stata il genere di musica che i ragazzi amano, secondo alcuni capace di creare situazioni pericolose. Ma l’artista di Latin lover non è assolutamente d’accordo e ha affermato: “La domanda da porsi, una volta ancora, non è cosa ascoltano i giovani, ma dove vanno ad ascoltare la musica che amano. Dove sono costretti a suonare i musicisti e i Dj che il pubblico vuole seguire e supportare. Chiunque essi siano e senza distinzione di genere. In quali ambienti devono muoversi i tanti uomini e donne che montano e smontano palchi, luci, amplificazione”.

Cremonini ha infine commentato con tono polemico: “Ancora più importante è dove devono operare i tantissimi lavoratori che si preoccupano di prevenire e in certi casi soccorrere situazioni disastrose in strutture al limite della decenza, tra centinaia di giovani in cerca di una serata serena con gli amici fuori dalle mura di casa, bulli che si nascondono facilmente nel caos e nel disordine di locali nati per un tipo di evento, ma usati per mille altri. Molti dei palazzetti in cui si fanno concerti, così come i ponti, le case e le scuole italiane, cadono a pezzi”.

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