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La bufera social contro Fedez: “Perché quando ascolto Spotify partono in automatico le sue canzoni?”

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 1 Feb. 2019 alle 19:53 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:31

I social si sono scatenati contro Spotify, che secondo molti utenti ti costringe ad ascoltare i brani dell’ultimo album di Fedez.

“Ascolto la playlist di Spotify e partono le canzoni di Fedez, perché?”, si legge in un post comparso nelle ultime ore sui social. E ancora: “Ogni canzone che seleziono si interrompe per far partire l’album di Fedez”.

“È Spotify che non funziona o capita solo a me che ti obblighi ad ascoltare Fedez?”, si chiede un altro utente.

Come raccontano diversi ascoltatori, dopo aver fatto partire una delle varie playlist che si possono trovare su Spotify la musica si interrompe e, senza una ragione precisa, la piattaforma fa partire le canzoni dell’ultimo album di Fedez.

L’inserimento di questi brani in più playlist ha lasciato senza parole molti utenti, che hanno espresso i loro dubbi sui social alla ricerca di altri casi simili.

Secondo una delle ipotesi che ha iniziato a circolare e che sembra andare per la maggiore, Spotify starebbe cercando di aumentare gli ascolti dell’ultimo album di Fedez inserendo le sue canzoni nel maggior numero possibile di playlist.

“Abbiamo in essere solamente un’impattante campagna di advertising su Spotify, eventuali anomalie vengono verificate e nel caso rilevate da Spotify”, è stato il commento dello staff del cantante.

I collaboratori di Fedez fanno anche notare che alcuni degli account che hanno denunciato la presenza fastidiosa di canzoni del cantante nelle playlist erano inattivi da mesi.

A risponde alle polemiche è stato anche Fedez stesso sul suo profilo Instagram. “Uscendo oggi la classifica qualcuno ha addirittura insinuato che io mi sia comprato gli streaming su Spotufy. E non mi stupirei se la cosa fosse partita da qualche discografico/manager della ‘concorrenza’”.

“Tutto questo perché probabilmente questo album sarà il mio miglior risultato di vendite nella prima settimana (…) Fortunatamente in Italia esistono enti come la Fmi che certifica i dati e non ha trovato nulla di irregolare”.

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