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La battaglia delle donne giapponesi che non rinunciano a essere Geishe

Negli ultimi decenni, in Giappone, il numero delle geishe è crollato. Ecco cosa si sta facendo affinché questa professione non si estingua

Di Francesca Loffari
Pubblicato il 28 Nov. 2017 alle 16:03 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 19:36

“Negli ultimi diciassette anni si è assistito a un drastico calo degli eventi che richiedono la presenza di una geisha e nessuno ha fatto nulla per evitarlo”, dichiara Kikuno, una donna che vive il mondo delle geishe da circa trent’anni.

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La geisha è una figura tradizionale di artista e intrattenitrice, le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza. La cultura geisha risale al lontano periodo Edo – fase della storia del Giappone in cui la famiglia Tokugawa detenne attraverso il bakufu il massimo potere politico e militare nel paese – e durante il quale i quartieri più famosi popolati dalle geishe erano i distretti di Gion e Kamishichiken a Kyoto e quelli di Asakusa, Kagurazaka e Shinbashi a Tokyo.

Durante l’era Showa –il periodo di storia giapponese corrispondente al regno dell’Imperatore Hirohito – si stima che sul territorio nazionale erano attive tra le 40 e 80mila geishe.

Oggi in Giappone risultano attive solo 600 geishe. La professione di geisha sta infatti scomparendo e con lei, tutto il suo bagaglio culturale. Per tale motivo, sono stati lanciati diversi progetti per impedire che questa professione, così ricca di cultura e di storia, si estingua.

Ne è un esempio il Kagai Restoration Project, lanciato proprio da Kikuno nel 2012, nel distretto Ganrinin di Nara. Kikuno e le sue apprendiste si esibiscono in danze e organizzano giochi di intrattenimento in perfetto stile geisha, per evitare che questa professione venga dimenticata.

Kikuno Aveva solo quindici anni quando fu scelta come apprendista geisha attraverso sua zia, che all’epoca gestiva una casa da tè per geishe. La donna divenne una geisha a 23 anni, dopo un lungo periodo di formazione e isolamento. Imparò a suonare diversi strumenti musicali, a versare il tè e a intrattenere gli ospiti.

Con il passare degli anni, una dopo l’altra, tutte le sue colleghe si ritirarono e Kikuno rimase l’unica geisha attiva a Nara, la sua città.

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“Non è sufficiente continuare a fare ciò che si è sempre fatto. Mi sento responsabile verso le giovani donne” afferma. A febbraio 2016 Kukuni ha ospitato l’evento Naramachi Hanaakari, in cui geishe provenienti da otto diversi distretti si sono esibite in balli tradizionali e si è discusso della storia e della cultura delle geishe. Kikuno sottolinea infatti l’importanza di conservare e tramandare gli aspetti positivi della cultura geisha.

Kikuno (al centro) con le sue apprendiste. Fonte: The Japan Times

Un’altra iniziativa importante per assicurare un futuro certo alla cultura geisha è l’azienda Ryuto Shinko. Ryuto Shinko è stata fondata a Niigata, nel 1987, da Susumo Nakano, direttore di un hotel e si occupa di selezionare e formare nuove geishe.

La società è stata fondata con il supporto finanziario di ottanta aziende locali, nella prefettura di Niigata, che era, un tempo, una delle aree più popolate da geishe. Negli ultimi trent’anni il numero di geishe è crollato drasticamente e Nakano si è sentito in dovere di fare qualcosa.

Per tale ragione l’uomo ha fondato l’impresa che offre tutto il necessario alle future geishe, dalle lezioni di musica e danza, all’affitto dei kimono. I primi anni di attività furono difficili, perchè pur di persuadere le donne a partecipare al programma, l’azienda era costretta a coprire tutti i costi relativi anche a vitto e alloggio. Il progetto di Nakano è chiaro: “Ciò che intendiamo fare è preservare una cultura che per noi è di grande valore” ha dichiarato. Attualmente Ryuto Shinko recluta da una a tre donne l’anno per trasformarle in geishe.

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