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    Wikileaks, tribunale di Londra blocca l’estradizione negli Usa di Julian Assange: “Rischia il suicidio”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 4 Gen. 2021 alle 12:11 Aggiornato il 4 Gen. 2021 alle 12:16

    Wikileaks, estradizione negli Usa di Julian Assange: il verdetto del tribunale di Londra

    Julian Assange non verrà estradato negli Usa: è questo il verdetto, arrivato nella tarda mattinata del 4 gennaio 2021, del tribunale di Londra chiamato a esprimersi sulla richiesta di estradizione negli Usa di Julian Assange (qui il suo profilo), il fondatore di Wikileaks, accusato di aver violato “l’Espionage Act” attraverso la pubblicazione di documenti diplomatici e militari segreti nel 2010.

    La giustizia britannica ha bloccato l’estradizione sulla base della convinzione che, data la sua condizione mentale, Assange rischierebbe il suicidio in un carcere statunitense.

    “L’Espionage Act” è una legge del 1917, che è stata usata per la prima volta nella storia degli Stati Uniti contro un giornalista: si tratta di una misura pensata per i traditori che passano informazioni al nemico.

    Secondo l’accusa Assange avrebbe cospirato per ottenere e pubblicare documenti diplomatici e militari classificati nel 2010 e, se fosse stato condannato negli States, Assege avrebbe rischiato 175 anni di reclusione da scontare in “condizioni amministrative speciali”.

    Attualmente il fondatore di Wikileaks si trova in carcere a Londra dall’aprile 2019 dopo aver vissuto per 7 anni nell’ambasciata dell’Ecuador che gli aveva offerto asilo politico nel 2012.

    “Dopo la catastrofe della Seconda guerra mondiale le nazioni si sono unite e hanno creato le basi epocali per le Nazioni Unite e per la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Anche gli europei hanno creato il consiglio d’Europa, la Corte europea dei diritti dell’uomo, e hanno integrato nella legislazione nazionale, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo intesi come diritti umani inderogabili, e che non possono essere mai negati” ha dichiarato il padre di Assange, John Shipton, in difesa del figlio.

    Stella Moris, compagna di Assange, ha invece sottolineato in una lettera pubblicata dal Daily Mail che la decisione di concedere l’estradizione agli Usa sarebbe una “farsa” che “riscriverebbe le regole di ciò che è lecito pubblicare” e “congelerebbe il dibattito libero e aperto sugli abusi commessi dal nostro stesso governo e anche di molti altri governi stranieri”.

    Caso Assange: da Wikileaks all’arresto

    Assange, 49enne, fonda Wikileaks nel 2006. Quattro anni più tardi, nel 2010, il sito rende pubblici oltre 251mila documenti diplomatici americani, alcuni dei quali ritenuti “confidenziali” o “segreti”.

    Tra questi, spiccavano oltre 90mila documenti militari relativi alla guerra condotta dagli Stati Uniti in Afghanistan, come conseguenza dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 a New York.

    Il 18 novembre di quello stesso anno spicca un mandato d’arresto in contumacia nei suoi confronti con l’accusa di stupro, molestie e coercizione illegale.

    In particolare a Julian Assange viene contestato di aver avuto rapporti sessuali non protetti con due donne, seppur consenzienti e di non aver voluto sottoporsi a controlli medici sulle malattie trasmettibili sessualmente, una condotta criminosa per la legge svedese. A denunciare Assange proprio le due ex amanti.

    Il 7 dicembre 2010 Assange si presenta spontaneamente negli uffici di Scotland Yard e viene arrestato su mandato di cattura europeo. Intanto la Svezia presenta una richiesta di estradizione alle autorità inglesi, che secondo molti sarebbe una strategia per poi estradare il fondatore di WikiLeaks negli Stati Uniti, dove lo attende un processo per spionaggio.

    Dopo nove giorni di carcere, Assange viene rilasciato su cauzione. Il 2 novembre 2011 l’Alta corte di Londra dà il via libera all’estradizione richiesta dalla Svezia. Nel 2012, però, la Corte Suprema britannica rigetta il ricorso contro l’estradizione. A quel punto Assange si rifugia presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, chiedendo asilo politico come perseguitato.

    Nell’agosto 2012 il governo di Rafael Correa concede lo status di rifugiato politico ad Assange, ritenendo plausibili le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks che l’estradizione in Svezia fosse in realtà un modo per consegnarlo al’America.

    Assange, come detto, resta nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per 7 anni fino a quando, nel 2019, lo status di rifugiato politico non gli viene revocato, venendo arrestato dalla polizia britannica.

    Leggi anche: 1. Julian Assange, padre a TPI: “Mio figlio rischia la morte in nome della nostra democrazia” / 2. Dai file di WikiLeaks ai 7 anni nell’ambasciata dell’Ecuador: il “caso Assange” dall’inizio / 3. Che cos’è e come funziona WikiLeaks, il sito fondato da Julian Assange

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