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    Tutto quello che c’è da sapere sulla crisi in Venezuela

    Il Venezuela è sconvolto da una serie di proteste che si sono intensificate a partire dalla fine del mese di marzo 2017. La crisi va avanti da quasi un anno. Le tappe

    Di TPI
    Pubblicato il 8 Mag. 2017 alle 18:50 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:29

    Il Venezuela è sconvolto da una serie di proteste che si sono intensificate a partire dalla fine del mese di marzo 2017. Gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine hanno provocato la morte di decine di persone che si sono dette contrarie alla politica del presidente Nicolas Maduro, leader del partito socialista unito del Venezuela.

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    Maduro guida il paese dal 2013 dopo essere stato designato direttamente dal suo predecessore, Hugo Chavez, prima di morire. La contrapposizione all’interno del paese è cresciuta soprattutto dopo la decisione della Corte suprema del 29 marzo di esautorare il parlamento dei suoi poteri, facendo crescere la preoccupazione di un aumento dei poteri del presidente. L’opposizione aveva parlato di un tentativo di colpo di stato.

    La crisi economica venezuelana

    In realtà, la crisi venezuelana va avanti da quasi un anno e ha cause soprattutto economiche: nel 2016 tre quarti dei supermercati del paese sono rimasti vuoti lasciando la popolazione senza cibo per diversi giorni. Alla base di tutto un tasso di crescita del paese molto negativo (-8 per cento). In quell’occasione il governo proclamò uno stato di emergenza anche perché la fame e la criminalità che ne era derivata mettevano a rischio la tenuta della presidenza e la stabilità stessa del paese. 

    Il presidente Maduro attribuì la responsabilità della crisi economica agli Stati Uniti e ai produttori vicini alla destra, accusati di tagliare la produzione per sabotare l’economia. Il leader del paese si è trovato a gestire un sistema compromesso da alcune scelte politiche prese da Chavez che hanno portato un paese ricco di petrolio sull’orlo della bancarotta: Chavez aveva puntato molto sulla produzione petrolifera e si era indebitato con l’estero mentre portava avanti una nazionalizzazione delle imprese.

    Quando, però, nel 2015 c’era stato un crollo della quotazione del petrolio, l’intero equilibrio si era rotto aprendo una voragine nei conti pubblici del paese che con quelle entrate aveva coperto programmi di edilizia popolare e si era assicurato liquidità per l’acquisto di generi alimentari all’estero. Per cercare di arginare il problema e poter fronteggiare il costo delle importazioni, Maduro aveva deciso di attingere anche alle riserve d’oro che si sono così molto assottigliate. 

    Maduro aveva cercato di rimediare stampando moneta e aumentando l’inflazione. I prezzi del cibo aumentarono tra marzo e aprile del 2016 facendo spostare i prodotti verso il mercato nero. Negli stessi mesi numerose accuse di corruzione sono state rivolte dall’opposizione nei confronti di Maduro: alcuni collaboratori e membri della sua famiglia erano stati accusati addirittura di traffico di droga oltre che di appropriazione di fondi pubblici.

    La contrapposizione politica

    Nel mese di aprile 2016 l’opposizione si era fatta promotrice di un referendum per porre fine a quello che è considerato il potere indiscusso dei socialisti dal 1999. Il partito socialista unito del Venezuela viene considerato causa di un’erosione delle istituzioni democratiche e di una gestione fallimentare dell’economia. I sostenitori di Chavez ritengono le opposizioni espressione di un movimento elitario che vuole arricchire solo se stesso e lavora alle dipendenze degli Stati Uniti.

    La proposta del referendum era stata bocciata dal governo quasi immediatamente, portando l’opposizione a porre fine a qualsiasi tentativo di dialogo.

    Nel corso dei mesi, Maduro ha perso progressivamente popolarità, soprattutto in seguito al nuovo crollo dei prezzi del petrolio. Il calo delle entrate legate a questo settore ha costretto il presidente a tagliare i programmi di assistenza alla popolazione povera. La diminuzione dell’attenzione al welfare ha abbattuto il consenso nei confronti del presidente. 

    Le tensioni del 2017

    L’instabilità nel paese è cresciuta il 29 marzo 2017 quando l’assemblea legislativa aveva visto svanire all’improvviso i suoi poteri. Una decisione a sorpresa della Corte suprema venezuelana aveva permesso così a Maduro di governare senza alcun controllo parlamentare. La corte aveva preso questo provvedimento perché accusava il parlamento di non aver rispettato alcune sue precedenti sentenze. La decisione era stata annullata tre giorni dopo, ma le tensioni scoppiate nel paese subito dopo non si sono da allora sopite.

    Nel mese di aprile l’opposizione venezuelana, guidata da Julio Borges, ha organizzato la “madre di tutte le marce” nella capitale Caracas. All’inizio di maggio una protesta tutta al femminile ha riempito la città: migliaia di donne vestite di bianco e con un fiore in mano hanno fatto sentire la loro voce contro la repressione del governo Maduro.

    Le tensioni non sono state, però, quasi mai pacifiche soprattutto perché Maduro ha deciso di impiegare l’esercito per mantenere l’ordine nelle strade. Nel corso degli scontri tra i sostenitori del governo e i manifestanti sono stati esplosi colpi di armi da fuoco e sono stati usati cannoni ad acqua. I morti in totale sono stati più di 30. Si è trattato dell’ondata di proteste più significativa nei confronti del governo dal 2014.

    Il governo ha anche deciso per il ritiro del paese dall’Organizzazione degli stati americani, accusata di essere una minaccia alla sovranità del Venezuela.  L’Osa aveva chiesto a Caracas il ricorso urgente a elezioni. 

    L’opposizione continua a chiedere la rimozione dalla corte dei giudici responsabili della decisione del 29 marzo e la convocazione delle elezioni generali entro il 2017. Inoltre, viene sollecitata la creazione di un canale umanitario che permetta di far arrivare i medicinali che al momento scarseggiano in Venezuela e il rilascio dei prigionieri politici.

    I detenuti nelle carceri venezuelane per ragioni politiche sono un centinaio, secondo i dati dell’ong Foro Penal Venezolano. Alcuni testimoni, come l’esponente del partito di opposizione Voluntad Popular, Rosmit Mantilla, hanno riferito di violenze e torture psicologiche che avvengono ripetutamente negli istituti penitenziari del paese.

    La risposta di Maduro

    Il presidente venezuelano Maduro, nel pieno delle manifestazioni di cui è stato oggetto il suo governo, ha deciso di non cedere a nessuna delle richieste dell’opposizione e ha convocato l’assemblea costituente del popolo per modificare la costituzione. Nel 1999 il suo predecessore Chavez aveva preso una decisione simile. 

    Nell’opinione di Maduro, una nuova costituzione potrebbe “neutralizzare le opposizioni, sconfiggere i complottisti e promuovere la pace in Venezuela”. Secondo l’opposizione, la convocazione della costituente finirà per ritardare ulteriormente sia le elezioni regionali che quelle nazionali. Inoltre, potrebbe indebolire il parlamento che è l’unico organo che funge da argine al potere assoluto del presidente.

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