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    Messico: gli Stati Uniti negano l’ingresso a 150 richiedenti asilo

    La carovana, come è stata ribattezzata dai media americani, è partita il 25 marzo dal sud dem Messico. Credit: AFP PHOTO / GUILLERMO ARIAS

    Il governo di Washington ha imposto l'alt al confine alla cosiddetta "carovana" di migranti che ha viaggiato per 3mila chilometri nell'ultimo mese

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 30 Apr. 2018 alle 13:08 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:08

    Circa 150 migranti provenienti dal Messico sono stati fermati al confine con gli Stati Uniti, dove volevano entrare per chiedere asilo politico.

    La “carovana”, come è stata ribattezzata dai media americani, è stata bloccata nel pomeriggio di domenica 29 aprile 2018 a pochi chilometri da San Diego, in California.

    Non è ancora chiaro se i migranti saranno ammessi in seguito o se dovranno tornare indietro.

    Nelle scorse settimane il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva definito la carovana una minaccia per la sicurezza nazionale.

    All’inizio di aprile Trumo aveva annunciato l’invio dell’esercito al confine con il Messico per garantire la sicurezza della frontiera finché non sarà costruito un muro tra i due stati.

    “Agiremo a livello militare. Fino a quando non avremo un muro e una sicurezza adeguata, proteggeremo il nostro confine con l’esercito”, aveva detto il presidente americano.

    Tra i migranti respinti ci sono molti bambini. La carovana è partita lo scorso 25 marzo dal sud del Messico, vicino al confine con il Guatemala e in certi punti è arrivata a contare mille persone.

    Molti di loro provengono dall’Honduras.

    Il gruppo ha viaggiato in autobus, treno e a piedi durante un viaggio lungo oltre 3mila chilometri fino al confine con gli Stati Uniti: molti dei migranti  hanno dichiarato di essere in fuga da persecuzioni e violenze nei loro paesi d’origine.

    Heather Cronk, condirettrice di Showing Up for Racial Justice, una delle principali organizzazioni americane che hanno aiutato la carovana, si è recata a Tijuana, in Messico, al confine con gli Stati Uniti, per sostenere i migranti nel tratto finale.

    “Per noi questo è tutto, considerando chi siamo come paese”, ha detto. “Questo è un momento esistenziale, un momento spirituale. Voglio che sia vero che quando diciamo ‘libertà e giustizia per tutti’, noi intendiamo questo”.

    Il procuratore generale degli Stati Uniti, Jeff Sessions, ha definito la carovana “un deliberato tentativo di indebolire le nostre leggi e travolgere il nostro sistema”.

     

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