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    Usa, eseguita la condanna a morte di un afroamericano: il primo nell’era Trump

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 25 Set. 2020 alle 08:35 Aggiornato il 25 Set. 2020 alle 09:54

    È stata eseguita la condanna a morte nei confronti di Christopher Vialva, 40enne dichiarato morto alle 6:42 (ora locale) dopo un’iniezione letale. L’afroamericano aveva ucciso una coppia di religiosi in visita in Texas dall’Iowa nel 1999, quando aveva solo 19 anni. Dopo pochi minuti dall’iniezione, avvenuta nella prigione governativa di Terre Haute, nello stato dell’Indiana, il cuore del condannato ha smesso di battere, sotto gli occhi di sua madre Lisa e della sorella, che fino all’ultimo hanno invocato clemenza.

    Si tratta della settima esecuzione federale da quando è stata ripristinata dal presidente Donald Trump lo scorso luglio e la prima di un afroamericano. Per la prima volta in quasi 70 anni, soprattutto, gli Stati Uniti hanno giustiziato un uomo per un crimine commesso quando era ancora minorenne, visto che in Texas la maggiore età si raggiunge a 21 anni. “È un uomo nuovo, non è più quel ragazzo cattivo”, aveva implorato la madre poche ore prima, sostenuta dai militanti di Death Penalty Action. A nulla però sono valse le lacrime e le preghiere.

    Nel 1999 Christopher Vialva aveva appena 19 anni. Lui con altri suoi poco raccomandabili amici andavano in giro in macchina nella città di Killeen, in Texas, alla ricerca di vittime da rapinare. Il 21 giugno di quell’anno la banda intercettò Todd e Stacie Bagley, coppia neanche trentenne proveniente dall’Iowa, entrambi profondamente religiosi. Usciti da un minimarket, i ragazzi chiesero un passaggio in auto “per andare alla casa dello zio”.

    A quel punto presero la coppia in ostaggio, li rapinarono di quel che avevano, comprese le fedi nuziali, chiesero il Pin per prelevare al bancomat, li chiusero nel bagagliaio. Alla fine Vialva e gli altri decisero di uccidere i loro ostaggi, perché li avevano visti in faccia. Secondo la ricostruzione, fu Vialva a sparare a Todd Bagley in testa, uccidendolo all’istante, e alla moglie Stacie, che morì poi per l’inalazione di fumo, visto che la banda diede fuoco all’auto.

    “Solo mio figlio e un altro hanno avuto la pena capitale, gli altri quattro sono stati rilasciati”, ha più volte ribadito la mamma di Vialva. “Christopher non è quel diciannovenne che è stato condannato 21 anni fa. È un uomo nuovo. Non lo sottolineerò mai abbastanza”, ha aggiunto la donna, la quale rivolgendosi alla famiglia Bagley ha dichiarato: “Mio figlio vuole che sappiate che è profondamente pentito per il dolore che ha causato”. Intanto l’America si interroga sulla necessità e la correttezza di condannare a morte una persona per un crimine commesso quando era minorenne.

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