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    Un uomo con sindrome di Down è morto in ospedale dopo essere rimasto 10 giorni senza cibo

    Giuseppe Ulleri, 61enne di origini italiane con sindrome di Down, era ricoverato al Manchester Royal Infirmary

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 27 Mar. 2019 alle 10:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:58

    Giuseppe Ulleri, un uomo di 61 anni di origini italiane con sindrome di Down, è morto a causa di una polmonite mentre era ricoverato al Manchester Royal Infirmary, ospedale nella città del Regno Unito.

    L’uomo è deceduto proprio dopo pochi giorni che i suoi familiari avevano manifestato forti preoccupazioni sulle sue condizioni e sulle cure e il sostegno prestate dal personale della struttura ospedaliera. I parenti di Giuseppe, infatti, sono sicuri che lui sia stato abbandonato da medici e infermieri che, addirittura, lo avrebbero lasciato ben 10 giorni senza cibo.

    Secondo il coroner Angharad Davies che ha indagato sul caso, l’uomo aveva “grosse difficoltà” a comunicare e non “era in grado di prendersi cura di se stesso”. Per tale ragione, sempre secondo il magistrato inglese, Giuseppe avrebbe subito “una privazione della libertà”.

    La mattina del 26 febbraio 2016, infatti, Giuseppe era stato trovato riverso sul pavimento della sua camera da letto a Withington, Manchester. A prestargli subito soccorso, a quel punto, è stato il personale de L’Arche, società che si aveva preso in carico la situazione del signor Ulleri e che gli aveva fornito un alloggio.

    Giunto in ospedale, al Manchester Royal Infirmary i medici lo hanno subito visitato e attestato che il 61enne non aveva riportato contusioni o danni rilevanti. Il giorno successivo a quello del suo ritrovamento in quello stato in casa sua, però, Giuseppe è stato ricoverato nella stessa struttura a seguito delle segnalazioni dei volontari de L’Arche sul fatto che l’uomo mostrava difficoltà nel camminare e nel deglutire.

    La Corte di Manchester, che ha portato avanti un’inchiesta sul caso di Giuseppe, ha poi confermato che l’uomo riportava delle fratture alle vertebre del collo, all’anca e al polso destro.

    Così – come spiegato anche dallo stesso coroner – l’uomo all’interno dell’ospedale è stato alimentato a partire dal 9 marzo 2019 tramite un sondino nasogastrico, poiché esisteva il rischio di una aspirazione polmonare.

    Quel sondino però – come confermato dal medico legale – è rimasto “al suo posto solo per un giorno” dal momento che il paziente aveva “faticato per usarlo”.

    “Joe ha avuto lunghi periodi di tempo in cui non aveva alcun supporto nutrizionale quando era ricoverato in ospedale, e per un lungo periodo l’unica nutrizione che ha avuto sono state le 24 ore in cui il tubo è rimasto al suo posto”, è quanto affermato dal coroner, il quale ha quindi riscontrato e confermato la mancanza di nutrizione.

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