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    L’Unicef denuncia i pericoli che corrono i bambini migranti

    I minori che arrivano in Europa, spesso da soli, affrontano violenze, stupri, lavoro minorile e procedure di richiesta d'asilo e riunificazione familiare troppo lente

    Di TPI
    Pubblicato il 14 Giu. 2016 alle 11:39 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:19

    I bambini migranti che affrontano il pericoloso viaggio verso l’Europa per fuggire da guerra e povertà rischiano di essere picchiati, violentati e costretti al lavoro minorile, oltre che di affogare nel Mediterraneo. È quanto rileva l’Unicef nel suo ultimo rapporto Danger Every Step of the Way, diffuso martedì 14 giugno 2016.

    Una percentuale crescente di migranti e rifugiati è rappresentata da minori, in particolare coloro che tentano di raggiungere le coste italiane via mare dalla Libia.

    Delle circa 206.200 persone arrivate in Europa via mare dall’inizio dell’anno fino al 4 giugno, un terzo sono bambini, secondo le statistiche dell’agenzia per i rifugiati dell’Onu (Unhcr).

    “Ogni passo del viaggio è pieno di insidie, specialmente per quei bambini (uno ogni quattro) che viaggiano non accompagnati dai genitori o tutori”, riferisce l’Unicef.

    Questa proporzione è ancora maggiore per quanto riguarda le imbarcazioni provenienti dalla Libia, sulle quali nove bambini su dieci sono minori non accompagnati.

    Secondo l’Unicef quasi 235mila migranti e rifugiati si trovano in Libia e 956mila nel Sahel, molti dei quali diretti in Europa.

    L’agenzia dell’Onu rileva che “ci sono forti indizi che i trafficanti di esseri umani prendono di mira specialmente i soggetti più vulnerabili come donne e bambini”.

    “Gli operatori italiani riferiscono che sia ragazzi che ragazze subiscono violenze sessuali e sono costretti a prostituirsi mentre sono in Libia. Alcune ragazze che sono approdate in Italia sono rimaste incinte dopo essere state violentate”.

    Secondo l’Unhcr il flusso attraverso Turchia e Grecia è molto diminuito ma gestire la situazioni di coloro che sono rimasti bloccati lungo la strada rimane una sfida difficile.

    L’Unicef avverte che molti bambini sono scivolati attraverso le maglie di un sistema di richiesta di asilo sovraccarico e chiede che ai casi di questi minori sia data la massima priorità.

    “Spesso i minori finiscono dietro le sbarre, in strutture di detenzione o sotto la custodia della polizia, per via della carenza di posti letto nei centri di protezione dei bambini e l’incapacità di trovare soluzioni alternative”.

    Il direttore del dipartimento per i diritti umani dell’Onu Zeid Ra’ad al-Hussein ha denunciato una crescita preoccupante della tendenza da parte delle autorità italiane e greche di mettere sotto custodia i migranti e le ha invitate a trovare alternative alla detenzione di minori in attesa che siano espletate le procedure per le loro richieste di asilo.

    Le autorità di alcuni paesi impiegano sino a due anni per valutare le richieste di asilo dei minori e le procedure per la riunificazione familiare possono essere altrettanto lente.

    Una volta in Europa, i migranti e i rifugiati sono spesso alloggiati in palestre, ex caserme militari o ricoveri temporanei, a volte senza alcun accesso all’istruzione e al sostegno psicologico.

    Alcuni sono stati vittima di attacchi xenofobi, discorsi di incitamento all’odio e stigmatizzazione. L’Unicef riporta 45 casi di incendi dolosi appiccati a ricoveri per rifugiati in Germania durante la prima metà dell’anno.

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