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    Un giornalista in fin di vita

    Secondo Freedom House in Azerbaigian non c'è libertà di stampa. La violenza contro gli attivisti per i diritti umani è in crescita

    Di Eleonora Cosmelli
    Pubblicato il 9 Set. 2014 alle 10:01 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:11

    Ilgar Nasibov vive in Azerbaigian ed è un giornalista. Insieme a sua moglie Malahat Nasibova, anche lei una reporter freelance, lavora per il Centro di risorse per lo sviluppo delle Ong e per la democrazia.

    L’organizzazione si trova a Nachicevan, capitale dell’omonima regione autonoma dell’Azerbaigian, ed è l’unico gruppo indipendente locale che si occupa delle difesa delle vittime di violazioni di diritti umani.

    La notte del 21 agosto Nasibov è stato attaccato da un gruppo di uomini non identificati mentre era a lavoro nel suo ufficio. A riferirlo sono sua moglie e il direttore dell’organizzazione.

    Oggi è in fin di vita: i suoi aggressori gli hanno procurato la rottura del naso, della mascella e di alcune costole, una commozione celebrare e la cecità completa da un occhio.

    Ha ricevuto un primo soccorso in un ospedale locale, ma sua moglie ha preferito spostarlo altrove per motivi di sicurezza. Malahat Nasibova è convinta che gli aggressori di suo marito siano stati mandati dalle autorità governative del Paese.

    Per diversi anni, i coniugi sono stati vittime di attacchi e di minacce per il loro lavoro di difesa dei diritti umani. Anche la Turan News Agency, la testata per cui scrivono, ha ricevuto diverse minacce anonime negli ultimi mesi.

    Il caso più noto di cui il Centro di Risorse e l’agenzia di stampa Turan si sono occupati riguarda Turaj Zeynalov, un ragazzo morto per le torture subite dalla polizia nell’agosto 2011, vicenda che in seguito è arrivata fino alla Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo.

    In Azerbaigian i casi di persecuzione contro gli attivisti per i diritti umani sono in costante aumento. A molti attivisti è stato ritirato il passaporto. Altri, invece, sono in esilio volontario, fuggiti per motivi di sicurezza.

    Solo il 30 luglio scorso Leyla Yunus, direttrice dell’Istituto per la Pace e la Democrazia, che combatte le persecuzioni politiche nel Paese, è stata arrestata insieme a suo marito Arif. Entrambi sono stati accusati pretenziosamente di evasione fiscale, tradimento e frode.

    Freedom House classifica l’Azerbaigian come un Paese “non libero” per quanto riguarda la libertà di stampa. Il report di quest’anno stabilisce un degrado ulteriore nella posizione dei giornali locali, sempre più controllati dalle autorità governative.

    Anche dopo la violenza fisica inflitta a Nasibov lo scorso agosto, i suoi aggressori hanno minacciato la coppia che se non avessero smesso di portare avanti l’attività giornalistica, i prossimi a farne le spese sarebbero stati i loro figli.

    Oggi l’Azerbaigian è presidente di turno del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. L’Italia è tra i suoi primi partner commerciali: lo scorso anno il volume di scambio con l’Azerbaigian è stato di quasi 7.5 miliardi di euro.

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