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    Le ultime parole scritte dalla giornalista maltese prima di essere uccisa

    Credit: Afp

    Daphne Caruana Galizia aveva seguito l’inchiesta internazionale sui MaltaFiles, nell'ambito del dossier sui Panama Papers. Poco prima di essere uccisa ha pubblicato un articolo sul proprio blog riguardo alcuni legami tra politica e affari

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 18 Ott. 2017 alle 15:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:05

    La giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, uccisa il 16 ottobre nell’esplosione di una bomba a bordo della sua automobile, pubblicava le proprie inchieste su un blog. A chiusura del suo ultimo pezzo, pubblicato poco prima di morire, aveva lasciato una frase che ora suona quasi profetica: “Ci sono criminali ovunque io guardi. La situazione è disperata”.

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    Nel suo ultimo articolo uscito su Running Commentary, il suo blog personale seguito da migliaia di maltesi, a soli 25 minuti dall’esplosione che l’avrebbe uccisa, la giornalista commentava così un’udienza giudiziaria a cui aveva partecipato Keith Schembri, capo dello staff del primo ministro di Malta, Joseph Muscat, presentatosi in tribunale nell’ambito dello scandalo dei MaltaFiles.

    – LEGGI ANCHE: Chi era Daphne Caruana Galizia e chi la voleva morta

    I politici coinvolti

    Schembri è stato il principale organizzatore della campagna elettorale del 2013 che ha visto il partito laburista del premier Muscat conquistare la più larga maggioranza nella storia di Malta dalla sua indipendenza dal Regno Unito. Il politico aveva appena testimoniato al processo per corruzione, la cui indagine aveva preso il via proprio dalla pubblicazione dei Panama papers.

    Keith Schembri, capo dello staff del primo ministro di Malta

    “Il signor Schembri sostiene di non essere corrotto, nonostante abbia messo su una società segreta a Panama insieme al ministro Konrad Mizzi e al signor Egrant, pochi giorni dopo che i laburisti hanno vinto le elezioni nel 2013, nascondendola in un fondo fiduciario top-secret in Nuova Zelanda, andando poi a caccia in tutto il mondo di banche poco trasparenti che li prendessero come clienti”, scriveva Caruana Galizia.

    “Alla fine hanno risolto il problema creando una banca ‘losca’ a Malta, nascondendosi in piena vista”. Le dichiarazioni della giornalista coinvolgono quindi, oltre al capo dello staff del primo ministro maltese, anche l’attuale ministro del Turismo di Malta, Konrad Mizzi.

    Konrad Mizzi, attuale ministro del Turismo di Malta

    All’epoca dei fatti citati da Caruana Galizia, Mizzi era ministro dell’Energia. Quest’ultimo, rispondendo alle accuse mossegli, ha sostenuto che i conti offshore a lui intestati erano stati aperti per ricevere i proventi della vendita di una proprietà immobiliare a Londra.

    Anche Schembri ha negato ogni accusa, dicendo che le aziende e i conti da lui istituiti erano legati all’attività imprenditoriale precedente al suo impegno politico. Nonostante le rivelazioni della giornalista quindi, i due politici hanno mantenuto i propri incarichi.

    La connessione con l’Azerbaigian

    La giornalista maltese però non ha smesso di seguire il caso e lo ha arricchito fornendo nuovi dettagli. Secondo i documenti da lei pubblicati in un post sul suo blog del 20 aprile 2017, lo scandalo coinvolge anche l’Azerbaigian, paese asiatico ricco esportatore di gas e petrolio e governato dalla famiglia del presidente Aliyev.

    I documenti pubblicati da Caruana Galizia e ricevuti da una fonte interna a una banca con sede a Malta, rivelavano il legame tra la moglie del primo ministro Muscat, Michelle, e la Englar Inc, una società con sede a Panama, attraverso la quale sarebbero transitati finanziamenti illeciti da parte del governo azero.

    Michelle Muscat, insieme a suo marito Joseph, il primo ministro di Malta

    Questa società infatti ha ricevuto almeno 1 milione di dollari dalla Al Sahra Fzco, un’azienda con sede negli Emirati Arabi Uniti, intestata alla figlia del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, di nome Leyla.

    Leyla Aliyeva, figlia del presidente dell’Azerbaigian

    Nel marzo dello scorso anno, Al Sahra Fzco – una società con sede nella zona franca di Dubai (dove gli Emirati concedono privilegi fiscali e legali alle aziende straniere) – ha effettuato una singola transazione di pagamento di 1,017 milioni di dollari alla Egrant Inc, una società costituita a Panama nel 2013”, si può leggere nell’articolo pubblicato dalla giornalista maltese.

    “L’operazione, che è stata descritta come un ‘prestito’, è stata fatta dal conto della Al Sahra presso la Pilatus Bank a Malta, verso un altro conto aperto dalla Egrant Inc in una banca di Dubai”, spiegava Caruana Galizia.

    “Questo non è l’unico ‘prestito’ che la Egrant Inc ha ricevuto dalla Al Sahra Fzco, ma rappresenta la singola transazione più ricca. Altri ‘prestiti’ ammontavano a circa 100mila dollari ciascuno e arrivavano due volte la settimana, per diverse settimane, a gennaio, febbraio e marzo dello scorso anno”.

    Le società e le banche coinvolte

    A questo punto la giornalista Caruana Galizia comincia a indagare sulla misteriosa società Engrant Inc che ha sede a Panama e che, secondo lei, è riconducibile alla famiglia del primo ministo maltese Muscat.

    Le informazioni rivelate dalla giornalista, secondo il quotidiano britannico The Guardian, provenivano da una donna, chiamata Maria Efimova e che lavorava per la maltese Pilatus bank.

    La fonte di Caruana Galizia sosteneva che i documenti relativi all’azienda e in possesso della banca fossero tenuti in una cassaforte che era stata rimossa dall’ufficio di un dirigente e trasferita all’interno della cucina del personale, un’area dell’edificio priva di telecamere di sicurezza.

    Secondo il Guardian, nel maggio 2016, alla fine di un’inchiesta che coinvolgeva Schembri, l’agenzia anti riciclaggio maltese, la Financial Investigation and Analysis Unit chiedeva alla polizia di investigare sul caso per “ragionevoli sospetti di attività di riciclaggio”.

    Il caso è ancora al vaglio di un magistrato maltese e l’inchiesta non è conclusa. Secondo il rapporto della Financial Investigation and Analysis Unit, la banca Pilatus ha mostrato un “disinteresse, probabilmente deliberato” per i controlli anti-riciclaggio.

    Mentre Schembri non ha contestato l’esistenza delle transazioni indicate nel rapporto, affermando che il denaro ricevuto fosse soltanto il rimborso di un prestito fatto a un amico, la Pilatus Bank ha invece negato ogni addebito e ha risposto all’agenzia anti-riciclaggio di essere pienamente impegnata rispettare tutte le norme e i regolamenti bancari.

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